Un uragano ha bisogno di tempo per prepararsi, prendere forma e scagliarsi con forza contro tutto ciò che incontra lungo il suo cammino: Harry Kane ci ha messo un po’, ma l’Inghilterra può titrare un sospiro di sollievo. Si è definitivamente svegliata. Ha solo seguito le leggi naturali che si accompagnano al suo soprannome, in fondo: contro la Germania e contro l’Ucraina. Nel momento decisivo, insomma.
E pensare che fino a pochi giorni fa stava per diventare un caso, la sua astinenza da gol, che nelle prime gare di Euro 2020 lo ha fatto apparire indifeso e a tratti indifendibile persino per le prestazioni: Kane rimane Kane anche se non segna per qualche match, e Gareth Southgate lo sa.
“Penso che l’unica cosa rilevante sia la sua importanza per la squadra. È stato il nostro miglior giocatore, il più influente e più importante per un lungo periodo di tempo”, spiegava il commissario tecnico inglese lo scorso 21 giugno, con i tabloid in polemica verso il centravanti del Tottenham.
Da una parte del mondo una farfalla deve aver battuto le ali, poco prima del fischio finale della gara tra Inghilterra e Germania, agli ottavi: perché il gol di Kane non è solo un semplice soffio di vento. È il preludio a qualcosa in più (basti pensare alle 33 reti siglate in 49 partite nella passata stagione, non certo tra le più esaltanti degli Spurs). Così, come in “Vacanze romane”, Kane monta su una Vespa e trascina i suoi in semifinale, con una doppietta all’Ucraina, con Southgate stretto a godersi il momento.
“Siamo più maturi del 2018. Ho ritrovato il gol, ma non era mai stato un problema: sapevo che il momento sarebbearrivato. Ho lavorato in un certo modo per ritrovarmi al top nella fase decisiva e ora voglio portare l’Inghilterra in finale”.
Quel che i goal non raccontano, lo fanno i numeri: con le due reti all’Olimpico Kane aggancia Alan Shearer a quota 9 centri nei principali tornei internazionali disputati dall’Inghilterra, staccando Wayne Rooney e a meno uno da Gary Lineker, che da studio, nel suo ruolo da opinionista TV, avrà festeggiato al solito modo. Ma non è finita: raggiunge i 37 gol nella classifica all-time dei Three Lions, al sesto posto (nei primi tre Rooney con 53, Charlton con 49 e Lineker con 48). A 27 anni ha tutto il tempo per arrivare in alto.
Prima, però, è giusto che si goda il momento, le semifinali raggiunte e l’ennesimo traguardo della formazione di Southgate: la terza semifinale dal 2018 (Mondiali, Nations League e Euro 2020) e la consapevolezza di essere tornato. Lui, la punta di diamante, ma senza troppa grazia: l’uragano che si è ripreso il suo posto.
‘Harry it’s coming home’: in area di rigore, casa sua, ma più in generale in prima fila, da leader e capitano della sua nazionale.