Ancora una volta Manuel Bortuzzo impartisce una lezione di vita da maneggiare con cura e attenzione. Come in più di una circostanza ha già fatto suo padre, davanti alle domande difficili dei giornalisti, o come ha imparato questo ragazzo, giovanissimo appena ventenne, quando davanti alle telecamere ha fornito elementi e fatti utili a comprendere che cosa sia accaduto quella sera in un quartiere romano. Su Facebook, attraverso la pagina Tutti con Manuel, il nuotatore ha annunciato il suo ritorno a casa dopo ben tre mesi di ospedale. Tanto è trascorso da quella notte in cui la sua colonna è stata spezzata da un proiettile, partito perché e per come verrà accertato dall’inchiesta in corso.
“Dopo tre mesi finalmente a casa. Dopo tre mesi posso tornare a dormire a casa”, ha detto nel suo videomessaggio Manuel che continuerà a vivere a Roma, dove si era trasferito per seguire la sua passione: il nuoto. Il lungo percorso intrapreso per tornare alla normalità dopo la tragica notte del 3 febbraio prosegue con determinazione: “Ho concluso il primo step al centro di riabilitazione Santa Lucia – continua il giovane. – Partirà poi il secondo step in day hospital con palestra e nuoto”.
Per Manuel la riabilitazione diventerà un appuntamento quotidiano, ma gestito secondo un programma scandito da controlli e valutazioni in accordo con gli standard più evoluti per consentirgli di recuperare quanto più possibile a seguito del terribile agguato, di cui è rimasto vittima. Durante la degenza, lo stesso Bortuzzo ha manifestato la propria volontà e ricevuto attestati di stima e solidarietà, divenendo di fatto un modello per coraggio e capacità di reazione. Come già anticipato qui, la sua storia (che attende un epilogo giudiziario) ha ispirato un soggetto per un film che verrà sceneggiato e prodotto da Raoul Bova.