Di Cristiana Sinagra è sempre trapelato poco, quasi nulla se non che abbia combattuto una estenuante battaglia legale per vedere riconoscere da Diego Armando Maradona suo figlio, Diego Armando jr. Ma a parte la dolorosa vicenda giudiziaria che ha attraversato la vita di Cristiana e Diego jr e che ha avuto un termine, sette anni fa, non si sa nulla di più di questa ragazza napoletana che, a neanche 22 anni, diede un figlio a Maradona. Era all’apice della sua carriera calcistica a Napoli e il legame con Claudia Villafane, la sua compagna e poi sua moglie, era già consolidato.
Dopo l’intervento in diretta a Pomeriggio Cinque, ospite di Barbara d’Urso che l’ha sostenuta nela sua rivendicazione nei confronti del Pibe de Oro, Cristiana Sinagra ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera che descrive molto di sé e del suo modo di affrontare una vicenda umana sofferta, annosa e deleteria dietro cui si cela la rete, quella sorta di cerchio magico a cui accenna lei stessa.
Le parole di Cristiana Sinagra a Pomeriggio Cinque: “Difenderò Diego”
“Nel mio cuore ho dei ricordi belli, ho il cuore a pezzi e non ho parole per descrivere il dolore che ho dentro per Diego e per mio figlio”. “Io ho incontrato Diego dopo tanti anni e quando l’ho visto entrare dalla porta di casa di mio figlio è come se non lo avessi mai lasciato, era una persona davvero speciale. – ha detto Cristiana Sinagra ai microfoni di Pomeriggio Cinque –. Mi ha abbracciato come se non fosse passato un giorno”. “Ho sentito giornalisti intelligenti, come Cruciani e Mughini, fare delle dichiarazioni vergognose. E’ vero che siamo in un paese democratico e c’è libertà d’espressione, ma questa deve essere accompagnata dal rispetto per il dolore che non c’è più. Perché loro non lo conoscevano, mentre io l’ho vissuto. Chi non conosce la sua grande umanità e la sua fragilità non può permettersi di parlare. Io finché avrò vita lo farò per lui e per mio figlio. Io lo difenderò fino alla morte”, aveva promesso a Barbara d’Urso nel suo intervento.
L’incontro e l’amore con Maradona
“Non c’è stato un solo giorno negli ultimi sette anni che non abbia chiesto perdono al nostro Diego“. Per estensione anche a lei? “L’ha chiesto anche a me, più e più volte. Ma gli dicevo: tu mi hai dato un figlio, mi hai regalato gioie. Mi hai dato tutto e non mi hai tolto nulla”.
Aveva 21 anni quando ha incontrato la prima volta Maradona, lui 25 a casa di comuni amici e con cui iniziò a tessere una conversazione che si fece più intensa con il tempo e la frequentazione. Maradona in sei mesi la rese anche madre, negando il riconoscimento di Diego, però. Cristiana non ne ha mai parlato con parole distorte, anzi. Ha spiegato che aveva avvertito come per lei e Maradona fosse quello un epilogo quasi inevitabile. “Sicuramente, ma tante cose dette e scritte su di noi non sono vere. Fui io ad allontanarmi, quando capii che aveva attorno troppe persone che ci ostacolavano. Intuii che il mondo che lo circondava era troppo grande per non travolgerlo, e non lasciare spazio al nostro amore. Lui andò via per il Mondiale, dopo ci siamo anche sentiti qualche volta. Sapeva che ero incinta, Diego lo avevamo voluto insieme”.
La battaglia per il riconoscimento di Diego jr, il figlio di Cristiana e Maradona
E Claudia, quella che diventerà sua moglie? “A Napoli non c’era. E non è mai stata tra di noi. Conoscevo la sua famiglia, le sorelle, la madre. Dopo anni mi hanno detto che Diego piangeva spesso per quel figlio che non poteva vedere”.
Quel figlio era Diego Armando jr, reduce da una polmonite da Covid, che non riconobbe fino al 2007: “Fa sempre parte del mondo dei suoi cattivi consiglieri. Non mi va di parlarne ora. Diego nonostante le grandi distanze ci ha riempito la vita. Non ricordo di aver mai detto su di lui una parola fuori posto. Provo rabbia a sentire anche oggi giudizi su di lui. Dicono che è morto per la cocaina, ma questa gente lo sa che non ne assumeva più da anni? Conosce realmente il suo vissuto, i suoi problemi, la sua depressione? No, e allora abbiano la compiacenza di stare zitti. Rispettino il nostro immenso dolore”, ha tenuto a precisare la Sinagra al Corriere.
Il ritratto che ha restituito Cristiana tende a sottolinearle l’umanità, quasi il candore anche nei suoi tratti più sbagliati: “Il suo cognome ancora oggi mi dice molto poco, per me era e resta Diego. La dolcezza, la spontaneità, la generosità. Negli anni si è poi fatto tanto male, credo non sia più stato veramente felice. Ha voluto autodistruggersi, sempre a combattere con i sensi di colpa. Ma se qualcuno gli chiedeva aiuto, non si è mai tirato indietro”.
Da lui non ha voluto altro, ha risposto: “Quando mi faceva i regali, non li ho mai accettati. A Natale rifiutai un anello prezioso, ma tanto prezioso. La sua ricchezza non mi interessava”. “Ed è stato come se non l’avessi mai lasciato. Non ho smesso di pensare a lui un solo giorno. Ora mi sento sola, non riesco ad accettare che non ci sia più. Un dolore enorme”. Le sue parole per descriverlo sono ridotte, significative: “Quattro (parole) almeno: cuore grande, animo fragile”.
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