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Maradona: l'addio amaro del figlio Diego Jr, bloccato da una polmonite

Anche la madre Cristiana Sinagra ha salutato il Diez: "Ti ameremo per sempre".

26-11-2020 12:39

Il capitano del mio cuore non morirà mai“. Diego Armando Maradona Junior su una stories su Instagram ha così salutato suo padre Diego, morto a 60 anni a Buenos Aires dopo una violenta crisi respiratoria.

Negli ultimi tempi il Pibe de Oro si era riavvicinato molto a suo figlio, che aveva riconosciuto solo dopo diversi anni. Anche la madre di Diego Junior, Cristiana Sinagra, ha salutato così il Diez: “Ti ameremo per sempre”.

Ai funerali Diego Armando Junior non potrà però esserci, per colpa una polmonite causata dal Covid. “Potete immaginare come sto, come mi sento, ho firmato per uscire oggi dall’ospedale. Ho detto subito: devo correre da mio padre“. Ma gli esami hanno evidenziato la persistenza di una polmonite bilaterale interstiziale che non gli permetterà di mettersi in viaggio: “Il primo pensiero è stato quello di partire immediatamente ma i miei polmoni non reggerebbero in aereo: ho lasciato l’ospedale ma aspetterò qualche giorno prima di andare a dargli l’ultimo bacio”, sono le parole riportate dal Corriere dello Sport.

Un grande amico di Maradona, Ciro Ferrara, ha così salutato l’ex compagno di squadra: “Ho cominciato ad amare Maradona quando avevo diciassette anni, giocavo nel Napoli e gli davo del lei. E ho continuato per trent’anni. Bellissimi. Perché non c’erano distanze, non c’erano oceani tra noi. Mai una volta l’ho visto salire sul piedistallo, essere superbo. Quando doveva dirti che avevi sbagliato un pallone, un passaggio, una giocata, aspettava che lo spogliatoio si svuotasse, ti prendeva da parte e ti spiegava. Nella mia vita, Diego è stato una presenza immensa”.

“Lui non si è fatto mancare niente, ha vissuto ogni cosa al massimo, smodatamente. A volte, la notte sentivo alzarsi dal garage il rombo della sua Ferrari. E così il giorno dopo, al campo d’allenamento, quando Diego tardava e i compagni mi guardavano interrogativi, ‘e allora, Ciro, lui che fa?’, io rispondevo ‘ragazzi, mi sa che oggi non viene’. Ma poi lo trovavo ad allenarsi da solo, come un forsennato. Ha lavorato sodo, è stato uno di noi, uno per tutti. Mi ha fatto vincere e mi ha fatto diventare un uomo“. 

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