Prima il tam-tam attraverso social e watsapp: “ma è vero?”, “chi lo dice?”, poi le lacrime e i singhiozzi, quindi i ricordi da riversare subito su twitter e facebook, per provare a esorcizzare un dolore che ti strazia l’anima. Maradona è morto, dicono dall’Argentina. Ed è vero purtroppo. E’ morto poco dopo aver compiuto 60 anni, dopo un’operazione al cervello e dopo una vita sregolata, fatta di eccessi di tutti i tipi. Ma per Napoli Maradona non era solo il campione degli scudetti, il Masaniello che ce l’ha fatta, il re del pallone, il simbolo del riscatto del Sud. Era padre, fratello, amico, zio, eoe. Sembrava uscito dalla fantasia di Stan Lee perchè anche Maradona era un super-eroe con super-problemi. E ora che non c’è più Napoli ha voluto ricordarlo in ogni modo, anche a costo di violare le restrizioni della zona rossa.
Lumini, foto e candele nei Quartieri spagnoli
Non c’è stato bisogno di darsi appuntamento, la città si è riversata affranta per le strade alla ricerca di luoghi simbolo e persone comuni con cui condividere un lutto mondiale ma che è soprattutto napoletano. Prima tappa ai quartieri spagnoli, dove c’è una sorta di cappella votiva con le foto del Pibe. Lumini e candele ovunque, lacrime e ricordi che si mescolano per una fratellanza commossa nel nome di Diego. Anche a San Giovanni, dove c’è uno dei tanti murales per Maradona, stesse scene e stessa pudìca commozione.
Pellegrinaggio spontaneo dei tifosi a Fuorigrotta
E’ stata una lunga notte per Napoli: chi era a casa è rimasto davanti alla tv inebetito a vedere e rivedere le immagini che fino a tarda ora tutte le tv hanno trasmesso, gli speciali, le interviste, i gol. Anche Blob su Rai3 ha dedicato il suo spazio solo a Maradona, anche Atlantide su La7 mentre le tv private come Telecapri hanno trasmesso il film di Marco Risi “Maradona, la mano de Dios” e a seguire il Maradona di Kusturica. Una maratona della gioia per i ricordi passati e del dolore per il lutto presente. Con la certezza che nessuno dimenticherà Diego in futuro.
Chi è sceso per strada invece ha cominciato un vero e proprio pellegrinaggio verso lo stadio San Paolo, il tempio del Dio laico che ci ha lasciato. Un San Paolo illuminato per l’occasione in una Fuorigrotta che si è trasformata in una enorme chiesa a cielo aperto. Striscioni, candele, fiori, cori. Maradona nei cuori e nelle scritte, nelle lacrime e nei pensieri. La beffa più grande è che nessuno si poteva abbracciare, per l’emergenza Covid. Proprio quando tutti, ma proprio tutti, avrebbero voluto condividere anche fisicamente lo strazio interiore.
Ma c’è anche la rabbia di Napoli: tra le migliaia di celebrazioni dell’asso argentino non sono mancate note stonate, riferimenti troppo marcati ai momenti bui di Maradona, come a voler ridimensionare il Mito nel giorno del lutto e del dolore. E si è levato un coro indignato sui social: State zitti, non avete capito niente di Maradona. E Napoli ancor di più per una volta si affratella con l’Argentina per quell’eroe dei due mondi che sembrava immortale. La maglia n.10 del Napoli per l’ultima volta si vedrà ai suoi funerali. Sarà in quella camera ardente alla Casa Rosada dove sono attesi oltre un milione di persone. E idealmente, tutta una città.