Il 2o° posto nella 20 km agli Europei a squadre in Repubblica Ceca è valso non solo la qualificazione ai Mondiali di Budapest, ma una sorta di rinascita dopo il ‘buco nero’ in cui l’atleta pugliese, Antonella Palmisano, era precipitata in seguito alla vittoria olimpica.
La lunga intervista a La Repubblica è l’occasione per fare il punto sugli obiettivi di una preparazione rifinita a Roccaraso. Obiettivi in parte stravolti dalle novità decise dall’alto: “Per me le gare importanti sono Budapest e Parigi, con questa nuova gara mista che assorbe i pensieri miei e di Massimo Stano. Siamo due atleti validi, immaginiamo che coppia saremo! C’è il rischio che questa bella innovazione possa essere una arma a doppio taglio, ci dicevano che bisognasse accorciare i tempi della marcia, ma se metti insieme i più di 10 km per ogni frazione da ripetere due volte arrivi a quasi 50 km di gara, solo più interessanti per la staffetta tra uomo e donna; nel giro di un anno si è parlato di una 50 km per le donne, poi c’è stata la 35 km e ora la staffetta.. Abbiamo paura che tolgano alla fine la marcia alle Olimpiadi. Gli atleti si sono espressi, ma la decisione arriva dall’alto”.
“A sbloccare la mia situazione fisica sono servite le care, vecchie infiltrazioni: due dosi di cortisone mi aiutarono a vincere Tokyo, le due fatte a Bologna e ad Aprilia sono servite a calmare il nervo sciatico. Mi han sostenuto mio marito, le Fiamme Gialle e una compagna di stanza, Rosaria, artigiana con la passione dei presepi fatti a mano”.
“Con le cinque medaglie d’oro non è cambiato chissà che cosa.. C’è forse una maggiore partecipazione al Golden Gala, ma per il resto non trovo grandi differenze con gli anni che hanno preceduto Tokyo; gli eventi non son aumentati, c’è staticità. Potevamo avere maggiore promozione nei periodi lontani dalle competizioni. dopo Tokyo, non ci sono state gare internazionali di marcia, a Madrid ho preso parte a una 10 km nella strada principale del paese, c’era molta gente. A Roma non è stato pensato nulla!”.