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Marco Muller, il calciatore rapinatore morto suicida dopo 36 anni di latitanza: era una promessa dello Young Boys Berna

Prima calciatore, poi rapinatore e infine latitante: l'esistenza intensa, paradossale e tragica di un giocatore che ha preferito il crimine al calcio

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Che sia stato davvero di lui, in questi 36 anni di latitanza, è e rimane un mistero in cui addentrarsi risulterebbe altrettanto rischioso perché Marco Muller, ex calciatore e rapinatore di professione, ha attraversato tre decenni di bugie, manipolazioni e altrettante identità per riuscire a beffare le forze dell’ordine e la giustizia elvetica.

Ha deciso lui l’uscita di scena con un epilogo tragico, drammatico che va inserito in una narrazione quasi da manuale se non fosse che si tratta di un suicidio e di un uomo che, a 71 anni, e un’esistenza tra calcio e crimine, abbia deciso di interrompere così la sua vita. Sotto un treno.

Marco Muller, è suo il corpo ritrovato vicino ai binari

Dell’ex centrocampista svizzero si rinvengono tracce di quel passato calcistico sui siti elvetici che ne narrano le imprese a posteriori, quando Marco Muller era già un protagonista della cronaca, ma nera. Anzi nerissima. Negli anni Settanta aveva giocato anche per lo Young Boys, glorioso club svizzero che lo aveva innalzato a idolo delle masse riuscite nella celebrazione laica della domenica.

Poi la sua discesa nel mondo criminale (non che sia stato l’unico giocatore coinvolto in fatti illeciti) dal quale è riemerso qualche settimana addietro, per davvero solo in queste ore quando anche sul Corriere del Ticino è stato ufficializzato il suo decesso e l’identificazione dello sventurato, ritrovato vicino alle rotaie, come Marco Muller.

Aveva 71 anni quando, con tutta probabilità, ha deciso di interrompere qui la sua vita da latitante: il suo corpo è stato rinvenuto sui binari di una ferrovia vicino Bassecourt, sua città natale del Canton Giura.

Secondo quanto riporta il sito, la Procura, dopo le analisi sul cadavere che ne hanno permesso l’identificazione sulla base del DNA, ha escluso il coinvolgimento di terzi, avvalorando la tesi del suicidio che ad ora rimane la più accreditata.

La latitanza dopo l’addio al calcio

C’è stata un’era in cui questo rapinatore, latitante ripetiamo da ben 36 anni, ha creduto e sognato che il calcio potesse strapparlo a un’esistenza che forse era già in serbo per lui. La sua trafila calcistica era stata tipica: aveva anche militato nelle giovanili della Nazionale elvetica, contratti con alcuni club. Il suo profilo, da centrocampista all’occorrenza difensore, è ancora presente su transfermarkt, quando si digita e si scorre la formazione dello Young Boys stagione 1973/74. Infine, il vuoto.

Da quella stagione in avanti, non vi sono più tracce, frammenti di memoria calcistica nei database consultabili relativamente a quell’epoca in cui il 19enne sembrava prossimo a una carriera sui campi di gioco. A parte qualche generica foto di squadra, in cui si stenta a sovrapporre quei lineamenti giovanili alla foto diffusa sui social.

Fonte: Getty Images

Una rarissima immagine della formazione dello Young Boys risalente alla stagione 1973/1974

Eppure è stato costruito anche un mito, una narrazione giornalistica che voleva Muller all’epoca capace di mettere a segno colpi importanti senza sparare un colpo in un’epoca segnata, purtroppo, da rapine spesso dalla fine pericolosa e sfociate nel conflitto a fuoco. Cosa che Muller aveva sempre evitato, aggiudicandosi nei colpi a banche a furgoni spesso appellativi e descrizioni distanti dallo stereotipo del malvivente comune: una caratteristica, questa, che gli fece guadagnare il soprannome di «Robin Hood».

In totale, si stima che il suo bottino ammontò a tre milioni di franchi. Tre milioni di franchi che, tuttavia, non vennero mai ritrovati. La latitanza lo ha accompagnato fino alla fine dei suoi giorni, dopo essere sempre riuscito a sfuggire alle autorità, anche con una duplice evasione.

La duplice evasione dal carcere

La prima volta fuggì dal carcere del capoluogo cantonale del Giura (detenuto per le rapine nel Giura stesso e a Neuchatel). La seconda evasione fu quella dal penitenziario di Thorberg, nel canton Berna, dove era stato rinchiuso per essere processato dopo due rapine a portavalori nei dintorni di Ginevra e Delémont.

Tuttavia, secondo un suo ex complice cita dal Corriere del Ticino, André Jäggi, Müller, fino a prima della morte, non era mai tornato in Svizzera. Tanto meno nel canton Giura.

“Non era stupido. Anche sotto mentite spoglie, qui lo avrebbero riconosciuto anche solo dal suo modo di camminare”.

36 anni senza sapere nulla

Per anni la polizia elvetica aveva seguito le sue tracce in Francia, certa che l’ex calciatore si fosse nascosto in quel Paese. Altri sostengono che si sia costruito una seconda vita in Belgio, e che avrebbe fatto ritorno a Bassecourt di tanto in tanto.

Tesi contrapposte e che rimarranno tali, dato che l’esame del DNA non lascia dubbi sulla sua identità e l’addio a Robin Hood, a Lupin e, soprattutto, a Marco Muller. Il calciatore scivolato in una vita criminale.

Marco Muller, il calciatore rapinatore morto suicida dopo 36 anni di latitanza: era una promessa dello Young Boys Berna Fonte: ANSA

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