Il fascino dei grandi campioni della F1 come un passaggio di testimone continuo. Da Ayrton Senna a Michael Schumacher fino ad arrivare a Lewis Hamilton. Tre piloti diversi accomunati da un’aurea fantastica che fa rima con la parola “vittoria” e con una spiritualità immensa. A ricordarli è stato chi gli ha raccontati come pochi in questi ultimi 40 anni di Formula 1, Giorgio Terruzzi ospite del podcast di Giacomo Poretti, Poretcast.
- Terruzzi racconta: "Quel volo in aereo con Senna"
- Il ricordo di Schumacher, dalle giacche a Pepi Cereda
- Ferrari, Hamilton e Leclerc: Terruzzi non si sbilancia
Terruzzi racconta: “Quel volo in aereo con Senna”
Giorgio Terruzzi è uno dei massimi “cantori” della F1. Giornalista, scrittore e non solo. E’ stato di recente ospite del podcast di Giacomo Poretti, già proprio quello di Aldo, Giovanni e Giacomo, dal titolo Poretcast. Impossibile con lui non parlare di Formula 1 e dei massimi campioni che lui ha raccontato e conosciuto da vicino.
Con Ayrton Senna, Terruzzi ha sempre avuto un rapporto particolare, diretto, una sorta di amicizia legata, ricorda ad averlo conosciuto e incontrato a casa sua in Brasile dove si era trasferito suo fratello dall’Italia. Il giornalista-scrittore racconta un aneddoto particolare: “Una volta ero in volo con lui, ebbi la fortuna di salire in business con lui e incomincia a parlarli, quasi in automatico di un mio problema che avevo sin da giovane, regalavo tutto a tutti, anche a scuola. Poi mi sono fermato e gli ho detto, ‘forse ti sto dando fastidio’ e lui mi disse, ‘no, ti prego, vai avanti, è lo stesso problema della mia vita”.

Da lì un rapporto stretto, sempre giornalista-pilota in pista ma che, Terruzzi ricorda, si alimentava nel paddock con lunghe conversazioni sulla vita da parte di un uomo che, parole sue: “era superiore, lui diceva di parlare con Dio ed era molto severo, e sinceramente, chi eravamo noi per non credere a quello che diceva”. Terruzzi negli anni scorsi ha scritto un libro “Suite 200” dedicato proprio alle ultime ore di vita di Senna, nella sua stanza d’albergo la notte prima del maledetto 1 maggio 1994 quando perse la vita schiantandosi al Tamburello al Gp di Imola.
Il ricordo di Schumacher, dalle giacche a Pepi Cereda
Da Ayrton Senna a Michael Schumacher il passo breve se non foss’altro per l’eredità raccolta da Schumi che era dietro proprio il brasiliano a Imola e che vinse quel titolo dopo la morte di Senna. Terruzzi racconta come da grande ammiratore di Ayrton si avvicinò lavorativamente parlando a Schumi con un po’ di distacco, era l’altro collega Mediaset, Pepi Cereda a occuparsene.
Quando però Cereda cadde malato di un male incurabile, Schumacher si mostrò colpito profondamente dalla notizia: “Mi chiese il numero di Pepi e lo chiamava almeno tre volte a settimana tutte le sere. Quando vedi una cosa del genere da parte da uno come lui, ti cambia tutta la visione, e da lì l’ho ammirato tantissimo”.

Poi Terruzzi racconta della famosa fame di vittoria di Schumacher: “Schumi aveva una fame da povero. Un giorno gli ho detto ‘ma te quando giochi a calcio con tuo figlio (che aveva 4 anni) vinci 40-0?’, lui mi ha detto ‘certo, a me che ca**o me ne frega’. Non c’era verso. Un giorno lo hanno portato alla Hugo Boss, e il suo accompagnatore gli disse ‘questo è il nostro show-room, se vuol prendere qualcosa…’. Lui ha preso 7 giacche uguali. Un po’ come se compriamo 50 Kg di pasta perché magari domani non ce n’è più. È fame. Lui era così, una bestia, un agonista, senza prigionieri. Ma 100 giri scarto tra giro più veloce e più lento 2 decimi e 2 centesimi. Una bestia. Non lo batti più uno così”.
Ferrari, Hamilton e Leclerc: Terruzzi non si sbilancia
Il grande passato della F1 ma anche il presente. Con il Mondiale alle porte e un sogno tinto di rosso che si avvale quest’anno di un altro grandissimo, Lewis Hamilton. Terruzzi stuzzicato dalle domande del pubblico in sala non si sbilancia più di tanto:
“Hamilton e Leclerc, non so niente. Dipende come sempre dalla macchina, e anche qualora lo fosse, sai, stiam parlando di due progetti diversi, due persone completamente diverse, uno vuole vincere l’8° titolo, l’altro il primo e ha un’ansia da prima vittoria perchè pensa di meritarlo ma vince solo uno. Poi ci sono anche gli altri e, ripeto, la F1 è meccanica, se hai la macchina migliore alla fine vinci”.
