Era la partita più importante dell’ultimo quadriennio e l’Italia non l’ha sbagliata. O meglio: per un tempo le cose non s’erano messe per il verso sperato, tanto che c’è stato chi ha temuto seriamente che le cose potessero prendere la piega meno desiderata.
Colpa di qualche errore di troppo, colpa di un arbitraggio oggettivamente a senso unico e a tratti cervellotico (la meta tecnica assegnata all’Uruguay è una cosa che a questi livelli non s’era ancora vista) che ha finito per complicare i piani degli azzurri.
Che nella ripresa però hanno reagito mostrando il lato migliore di sè, disputando forse il miglior secondo tempo della storia recente del rugby italiano con ben quattro mete segnate in soli 20’.
Obiettivo Mondiali 2027: centrato
Vittoria pesante perché consente all’Italia di aggiungere l’obiettivo minimo di questa Coppa del Mondo, cioè la qualificazione a quella del 2027 in Australia, e al tempo stesso di farlo ottenendo un’altra vittoria con bonus, tanto che adesso Nuova Zelanda e Francia dovranno battere Lamaro e compagni per avanzare ai quarti di finale.
90 punti fatti e solo 26 subiti
Ma l’Italia a questo punto non avrà nulla da perdere: con 90 punti fatti e solo 26 subiti nelle prime due gare, sognare di estromettere dal mondiale una delle due formazioni date come largamente favorite sarebbe un segnale non è poi così azzardato.
E già venerdì prossimo contro gli All Blacks arriverà la prima chance per tentare l’impossibile.
Le pagelle dell’Italrugby
- CAPUOZZO 6. Un paio di calci nel primo tempo fanno vedere al mondo di che pasta è fatto l’italo-francese. Che gioca un po’ sulle uova, raccogliendo pochi palloni ma cercando sempre di mettersi al servizio dei compagni. Meno guizzi, tanta sostanza.
- PANI 7. Pronti via e firma la metà (rivista al TMO) con la quale sblocca la partita. Poi il suo piede si rivela fondamentale per tenere lontani gli uruguaiani dalla linea azzurra dei 22. Solido e attento, come voleva Crowley.
- BREX 6,5. Il buon Ignacio non fa mancare il suo solido apporto, anche quando c’è da fare breccia nell’attenta linea di difesa dei Los Teros. Ottimo sul punto d’incontro, sempre prezioso anche quando si va a giocare al largo.
- GARBISI P. 6. Un primo tempo un po’ opaco, nel quale fatica a trovare la giusta posizione e le giuste misure (specie con i compagni ridotti in inferiorità numerica). Poi una ripresa più di sostanza e di spinta. Sfrutta l’occasione, ma difficilmente ne avrà un’altra un questo ruolo.
- IOANE 7. Primo tempo così così, come il resto della squadra. Ma nella ripresa Monty cambia marcia e porta l’Italia in un’altra dimensione. Mezzo voto in più per la metà con la quale spezza definitivamente l’equilibrio e fa pendere la bilancia dalla parte degli azzurri.
- ALLAN 6,5. Dalla piazzola è una sentenza, e non sempre si trova a piazzare da posizione favorevole. Poi cerca di fare il suo, muovendo l’ovale e cercando di far rifiatare i compagni dall’alto della sua indiscussa esperienza.
- GARBISI A. 6. Primo tempo in trincea, nel quale muove tanti palloni ma spesso in modo precipitoso o impreciso. Nella ripresa però cambia registro e salva la pagella, azionando con continuità la manovra offensiva.
- CANNONE L. 7. La versione del primo tempo è un po’ sbiadita e senza mordente, peraltro spesso in difficoltà. Di punti d’incontro. Quella della ripresa è di tutt’altra pasta e la metà suggella una prestazione in crescendo, grazie alla quale trascina i compagni.
- LAMARO 6. Viene eletto MVP della sfida, ma onestamente il riconoscimento appare esagerato. L’intercetto che porta alla prima meta uruguaiana è un errore grave, al quale rimedia strada facendo aumentando l’intensità e trovando in avvio di ripresa la meta che rimette l’Italia in carreggiata, con qualche luce e qualche ombra.
- NEGRI 6. Festeggia il 50esimo caps con una prova senza grossi squilli, condita da qualche sbavatura nei breakdown. Le note liete? Senza dubbio l’apporto in mischia, dove solai un arbitro sbadato non arriva a fischiare almeno 3/4 falli evidenti.
- RUZZA 6,5. Partita in crescendo, anche perché al dominio conclamato in mischia unisce buone soluzioni anche palla in mano. Qualche sbavatura ci sta, ma se la cava bene anche in touche.
- CANNONE N. 5,5. Avverte forte la pressione del dover dimostrare quanto vale e si fa beccare a metà del primo tempo in castagna dall’arbitro, che quasi non aspettava altro che mandarlo fuori per 10’. È un giallo pesante perché complica la vita all’Italia, e quando torna incide poco.
- NICOTERA 6,5. Partita di sostanza, dove fa sentire tutta la sua presenza nella mischia chiusa e dove solo il TMO gli nega la gioia della meta (a partire invertite all’Uruguay però è stata data…).
- FISCHETTI 5. Con l’Italia già ridotta in inferiorità numerica, si concede un lusso che non gli spetterebbe affatto, beccandosi un giallo pesante che galvanizza i Los Teros e manda in difficoltà i compagni. Errore banale e non perdonabile.
- RICCIONI 7. Ci mette spesso una pezza in difesa quando l’Uruguay prova a far saltare il banco. Inutile rimarcare quanto sia importante per questo gruppo: esperienza e qualità non sono virtù che si trovano tanto facilmente o a buon mercato…
- NEMER 5. Entra per Pani (con l’Italia ridotta in 13) e poi per Fischetti, ma oggettivamente fatica a entrare in partita.
- CECCARELLI 6,5. Il suo ingresso coincide con una fase florida della partita per l’Italia, nella quale lui trova subito il modo per incidere come meglio crede. Prova superata a pieni voti.
- ZULIANI 7. Parte forte quando Crowley lo manda in campo, a riprova del fatto che uno come lui forse meriterebbe spazio anche dall’inizio. Se questa era una chance da giocare, di sicuro la sfrutta egregiamente.
- ODOGWU 6. Subito pimpante come già con la Namibia, vince un paio di breakdown e fa vedere di essere davvero in palla.
- FUSCO 6,5. Fa rifiatare Allan e trova subito modo per farsi notare, ripulendo buoni palloni e poi piazzando i tre punti finali. Su di lui ci si può contare.
- CROWLEY 6,5. Primo tempo complicato, dove invero la partenza è buona ma poi errori e orrori (arbitrali) finiscono per determinare una situazione assai complessa. Nella ripresa, specie i primi 20’, viene fuori forse la versione più bella dell’Italia della sua gestione. Obiettivo minimo centrato, ora si può e si deve sognare.