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Monte Bianco, altra tragedia: si schianta in tuta alare, paracadutista muore dopo il lancio

Ennesima drammatica notizia che giunge dalla montagna: base jumper di origine israeliana è morto dopo il lancio: a dare l'allarme il suo compagno, arrivato illeso

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Monte Bianco, altra tragedia: si schianta in tuta alare, paracadutista muore dopo il lancio Fonte: ANSA

Si è schiantato in volo e per lui non c’è stato altro da fare per Jonathan Trango, israeliano di 45 anni residente in Spagna che si trova sul Monte Bianco con un amico per vivere l’ennesima adrenalinica avventura in tuta alare. Il suo corpo è stato recuperato senza vita sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, giovedì.

Un’altra tragedia che colpisce la montagna e il mondo dello sport, nonostante la denuncia dei campioni dell’alpinismo e l’appello lanciato, da Corfortola fino a Messner.

La ricostruzione della caduta

Dopo l’allarme dato dal compagno, il base jumper è stato individuato sul ghiacciaio del Freney, a circa 2.600 di quota. Sul posto è intervenuto il Soccorso alpino valdostano in elicottero insieme al Soccorso alpino della guardia di finanza di Entrèves, riporta l’ANSA, a cui sono affidati gli accertamenti. La salma si trova nella camera mortuaria di Courmayeur.

Stando a una prima ricostruzione dell’incidente, dopo il lancio dall’Aiguille Croux (3.251 metri) il 45enne ha iniziato a planare avvicinandosi troppo al versante, finendo per schiantarsi all’altezza del ghiacciaio.

Una disgrazia che, nonostante gli avvertimenti di questi giorni, non hanno fermato il base jumper che ha perso la vita in un incidente simile a quanto già avvenuto in passato.

La giornata e gli attimi che hanno preceduto la caduta

I due base jumper verso le 7 di mattina avevano raggiunto il rifugio Monzino, a quota 2.561 metri, in Val Veny. Ai gestori avevano spiegato di voler scalare l’Aiguille Croux (3.251 metri) per poi lanciarsi nel vuoto con la tuta alare e aprire il paracadute prima di atterrare.

“Ci siamo lanciati insieme dall’Aiguille Croux. Stavamo planando, Jonathan era più in basso di me. L’ho visto passarmi sotto, fino a quando è andato a impattare sul terreno”. L’amico del base jumper morto ha raccontato così ai soccorritori – sentiti dall’ANSA -quanto accaduto mentre i due planavano sopra il ghiacciaio del Freney.

Il compagno di volo, anch’egli straniero e arrivato sul Monte Bianco per il volo, ha continuato a planare per poi aprire il paracadute. Una volta atterrato ha dato l’allarme.

Al momento non sono emerse responsabilità di altre persone: tra i due non c’era un rapporto istruttore-allievo. Erano arrivati in Val Veny insieme a un terzo base jumper che, però, non ha partecipato alla scalata e al successivo lancio dall’Aiguille Croux.

Sull’altro versante del Monte Bianco, a Chamonix (Francia), nel 2016 era stata sospesa la pratica di questa disciplina estrema a seguito dell’ennesimo incidente mortale, di cui era stato protagonista un russo schiantatosi contro un’abitazione disabitata.

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