La sua morte è stata annunciata con i dovuti onori che si devono, in Giappone, ad un campione della sua portata sportiva perché il sumo è tradizione, ritualità, identità in un Paese intriso di una cultura millenaria, eppure contemporaneo all’ennesima potenza.
L’addio a Akebono Taro, hawaiano ma de facto lottatore nipponico e simbolo di quest’era, è stato negli anni Novanta il primo non giapponese a raggiungere il grado supremo di yokozuna, ovvero grande campione di sumo, sport di culto.
- La morte di Akebono Taro
- La conferma ad AP della moglie
- Le origini americane
- La carriera: campione di sumo e il ritiro
- Il ricordo dell'ambasciatore degli Stati Uniti
- Celebrazione privata
La morte di Akebono Taro
Un onore e un onere riservato a una elite, un pugno ristretto di uomini capaci di penetrare in un sistema chiuso e davvero ed estremamente rispettoso delle usanze interiorizzate anche da questo 54enne che ha interrotto la sua esistenza terrena a causa di un infarto giorni addietro, stando alle prime informazioni raccolte dall’agenzia Kyodo, e confermate da un asciutto contenuto che la vedova ha inviato all’Associated Press, in cui conferma purtroppo il decesso.
“È con tristezza che annunciamo che Akebono Taro è morto per insufficienza cardiaca all’inizio di questo mese mentre era in cura in un ospedale nell’area di Tokyo”, ha detto la famiglia in una nota.
La conferma ad AP della moglie
Sua moglie Christine Rowan, in una e-mail all’Associated Press, ha detto che è morto “la scorsa settimana” ma ha rifiutato di fornire dettagli. “Dovevo occuparmi di questioni personali che dovevano essere sbrigate prima di annunciare pubblicamente la morte di mio marito”, ha riferito all’agenzia.
Una notizia di enorme sconforto anche per i suoi tifosi, gli estimatori che avevano imparato ad apprezzare il campione, approdato al sumo nei tardi anni Ottanta divenendo – nel giro di pochi anni – un autentico protagonista della scena. Per chi osserva il Giappone da lontano, ma con altrettanta curiosità umana per i suoi protagonisti un personaggio come Akebono ha una sua specificità: ex wrestler, ex pugile, poi l’incontro con il sumo quando si è instaurata la sua rivalità con Takanohana e Wakanohana.

Akebono nel 1998
Le origini americane
Nato nel 1969 alle Hawaii, in un’area montuosa sull’ isola di Oahu, Chad George Ha’aheo Rowan prima di diventare Akebono era molto altro, come accennavamo sopra, senza trovare successo e fortuna. Denaro, anche sse riuscì a trovare a Tokyo, seguendo Jesse Kuhaulua, un hawaiano come lui che nel frattempo era diventato allenatore in una palestra di sumo.
Da allora un crescendo: il suo primo maestro è stato Takamiyama, il primo non giapponese a vincere un torneo di sumo.
La carriera: campione di sumo e il ritiro
La sua mole fisica l’ha aiutato, è indubbio, 203 centimetri di altezza per 233 chili, a scalare velocemente le classifiche fino a quando nel 1993 è diventato, appunto, il primo yokozuna di origine straniera nella storia del sumo. Ha vinto in totale 11 tornei ed è stato scelto per eseguire una dimostrazione di sumo alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Nagano, in Giappone, nel 1998.
Akebono Taro si è ritirato nel 2001, dedicandosi poi alla kickboxing e tornando anche a fare un po’ di wrestling. Ma allora erano forse già stati intercettati i suoi problemi di salute fisica: ricoverato in ospedale per una cardiopatia nel 2017 dopo un collasso a Kitakyushu, nella provincia di Fukuoka, aveva riportato gravi postumi motori e di perdita di memoria.
Anche negli Stati Uniti aveva goduto di notorietà riflessa, avendo vissuto un sogno americano al contrario: un esempio più unico che raro, visto poi il Paese di destinazione.
Il ricordo dell’ambasciatore degli Stati Uniti
L’ambasciatore americano in Giappone, Rahm Emanuel, ha postato le sue condoglianze sui social media: un post che dimostra quanta incidenza abbia avuto e abbia un personaggio così nell’immaginario e nella cultura giapponese e come ciò goda di riflessi anche nel suo Paese di origine.
“Sono stato profondamente rattristato nell’apprendere della scomparsa di Akebono, un gigante nel mondo del sumo, un fiero hawaiano e un ponte tra gli Stati Uniti e il Giappone”, ha scritto Emanuel. “Quando Akebono divenne il primo grande campione nato all’estero, il grado più alto del sumo, nel 1993, aprì le porte ad altri lottatori stranieri per trovare successo in questo sport. Durante i suoi 35 anni in Giappone, Akebono rafforzò i legami culturali tra i Gli Stati Uniti e la sua patria adottiva unendoci tutti attraverso lo sport”.
Celebrazione privata
Ora è il momento dei saluti, dell’addio: la famiglia ha fatto sapere che amici e parenti terranno una “celebrazione privata della sua vita” per rendergli omaggio e esprimere vicinanza alla moglie, la figlia e due figli.
Un nucleo riservato che, nel comunicato, ha espresso di nuovo questa volontà di vivere privatamente il dolore scaturito dalla scomparsa del campione e dell’uomo. “La famiglia chiede gentilmente il rispetto della privacy durante questo periodo di lutto”.
