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Morto Ginulfi: parò un rigore a Pelè e rifiutò di seguirlo al Santos

Scompare a 81 anni l'ex estremo difensore di Roma, Verona e Fiorentina che stregò la Perla Nera: conservava la maglia di O'Rey e quella di Maradona

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Nuovo lutto nel mondo del calcio: è morto nella sua abitazione ai Castelli, non lontano dalla Capitale, a 81 anni Alberto Ginulfi, ex portiere di Roma, Verona e Fiorentina, dopo una lunga malattia. In carriera è stato anche allenatore in seconda e preparatore dei portieri, lavorando, tra le altre squadre, con Udinese e Napoli.

Ginulfi deve la sua fama al rigore parato a Pelè

Se di Trapattoni si ricorda sempre che da giocatore annullò Pelè in amichevole (anche se in quella fuori di leggenda ‘o Rey quella volta era mezzo acciaccato”) di Ginulfi il primo ricordo che viene in mente è il rigore parato al fuoriclase brasiliano nell’amichevole tra Roma e Santos giocata il 3 Marzo del 1972.

Al 35esimo della ripresa, infatti Aurelio Angonese fischia un rigore per mani in area del difensore Liguori. Pelé non appare in formissima. Ma deve sempre essere in campo, i contratti tra Santos e gli avversari prevedono sempre la presenza in campo della Perla Nera. Senza di lui, lo racconta lui stesso nella biografia del 1977 “La mia vita e il più bel gioco del mondo”, i ristoratori non danno nemmeno dà mangiare alla squadra. Era successo proprio a Roma, quando il calciatore era troppo stanco per uscire a cena con i compagni.

Allo stadio ci sono 90 mila spettatori, sembra proprio un Maracanà. Tra questi c’è anche il pugile argentino Carlos Monzon con il suo manager. Pelé parte dagli 11 metri e fa una mezza finta, Ginulfi non abbocca e si butta dall’altra parte e con la mano aperta respinge il pallone.

Ginulfi disse no al trasferimento al Santos di Pelè

Pelé conosceva Ginulfi già dal 1967. Il Santos era venuto a giocare con la Roma del Mago di Turi Oronzo Pugliese. Quella volta si era al Flaminio e anche allora si fece ovviamente il tutto esaurito. Ginulfi entra nella ripresa e para tutto, anche se il Santos vince 3-1. Pelè resta stupito da un portiere così bravo. A fine partita si conoscono. Si fanno una foto che rimarrà per sempre come cornice nell’abitazione del portiere a Castel Gandolfo. E a un successivo ricevimento a Ginulfi viene fatta la proposta di trasferirsi al Santos. Lo vuole Pelé in persona. Ma non volle lasciare Roma, dove rimase fino al 75, dopo aver detto di no al Santos.

«Tutti si ricordano del rigore- rivelò lui in un’intervista – ma non si ricordano di due o tre anni prima. Perché il Santos veniva in tournée al Flaminio e io all’epoca ero riserva e giocai il secondo tempo. In quell’occasione feci delle parate incredibili. Tanto che Fannella, un procuratore del periodo che portava i brasiliani in Italia, mi disse gli apprezzamenti che Pelè aveva fatto su di me. “Ma perché non lo prendiamo noi questo qui?” disse Pelè. Ecco quello fu gratificante, più del rigore».

Dopo il rigore parato nell’amichevole del 1972, Pelè gli regalò la maglia, che conservava gelosamente. «La terrò per sempre. Non parliamo di quelle di adesso, ma di quelle vere. Maniche lunghe, scudetto ricamato e numeri attaccati con il filo. La tengo nascosta. Me l’hanno chiesta in tanti, ma è incedibile. Anche la Roma che ha fatto una sua piccola esposizione a Trigoria. Ma è un ricordo incredibile, un motivo di orgoglio».

Ginulfi conservava gelosamente le maglie di Pelè e Maradona

Non era l’unico cimelio prezioso la maglia di Pelè. Ginulfi aveva anche quella di Maradona. A cavallo degli anni 80 e 90 ha fatto da vice ad Alberto Bigon, che vinse il secondo scudetto della storia del Napoli, e dell’argentino era diventato molto amico.

Nel 1974, quando era a un passo dalla nazionale azzurra, fu fermato a lungo a causa di un problema cardiaco. Tornato a giocare, ha poi concluso la carriera nel 1978 nella Cremonese, in Serie B. Con la Roma ha vinto 2 Coppe Italia e un Torneo Anglo-Italiano. «Eh sì – ricordava lui – ero lanciatissimo, mi ero guadagnato anche la nazionale, quando ebbi un arresto cardiaco per una pallonata presa in allenamento. Mi ripresi, certo, ma non potevo allenarmi con continuità e ovviamente la domenica ne risentivo. Ma non ho rimpianti, perché ho sempre dato il massimo di me stesso e se non ho ottenuto quanto avrei potuto è solo per sfortuna».

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