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MotoGp, la verità di Marquez: "Non volevo che Rossi vincesse il Mondiale 2015"

Il 30enne della Honda: "Valentino e Pedrosa erano i miei idoli, quando l'ho battuto al Ranch le cose sono cambiate.."

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La serie ‘All In’ racconta com’è differente il mondo di Marc Marquez dopo l’incidente che tre anni fa a Jerez ha posto fine al dominio del pilota di Cervera in MotoGp: da allora è stata tutta una rincorsa all’integrità fisica, con il braccio destro operato a ripetizione, e la sensazione che provare a centrare il nono titolo iridato sia soprattutto una sfida a stesso. Il classe 1993 si è fermato nel momento più bello della carriera, quando poteva superare i numeri vincenti di Giacomo Agostini e Valentino Rossi, che nella battaglia con Jorge Lorenzo del 2015 si è visto a sua volta sfuggire il Mondiale più agognato, il decimo.

Valentino Rossi, l’idolo del bambino Marquez

E’ un Marquez intimo quello che racconta le pieghe della sua passione per il Motorsport e la pagina nera della prima stagione che non lo vide trionfare in MotoGp, danneggiando i rapporti con l’dolo Valentino Rossi: “Valentino Rossi per me è sinonimo di spettacolo, era un idolo, da piccolo tifavo per lui e Dani Pedrosa. Nel 2014 andai dopo il GP di Misano al Ranch di Valentino, fui suo ospite una giornata: c’era competizione, feci il record della pista; da allora lui si è po’ raffreddato con me, gira voce che ci rimase male.. Quando a Sepang mi accusò di voler far vincere Jorge, mio padre chiese a mia madre di levare da camera mia i suoi poster e modellini di moto”.

L’accusa di Valentino Rossi a Marquez prima della gara

Marc Marquez era piombato in MotoGp come un rullo compressore e non era facile per Valentino Rossi accettare un asso del suo livello, tanto più che la sua carriera era in fase di ricostruzione dopo gli anni bui in Ducati e la seconda convivenza in Yamaha con Jorge Lorenzo. Nel 2015 Marquez era fuori dai giochi iridati, nella battaglia Rossi-Lorenzo lui rappresentava l’ago della bilancia.

Alcuni corpo a corpo avevano reso tesi i rapporti con l’italiano: “Una stagione folle e intensa, ci siamo scontrati in pista in Argentina e ad Assen. Nella conferenza stampa che precedeva Sepang mi accusò ‘Ho capito il giochetto di rallentare in Australia e favorire Jorge, è il suo migliore alleato’ e io risposi ‘Chi è veloce, non si preoccupa di idiozie; chi va lento, si sente inferiore e rimesta nel torbido in cerca di scuse, perchè sa che non vincerà”.

Lo scontro di Sepang e l’epilogo di Valencia: parla Marquez

Sepang è la gara cruciale, la penultima in calendario: “Qualcuno sostiene ancora che sono andato io verso la Yamaha e che lui non abbia tirato un calcio, ma abbia solo aperto il piede verso di me; invece mi ha spinto volontariamente verso il margine della pista: mi ha guardato e ha allungato il piede, io non avevo più lo spazio necessario per fare la manovra. E’ stato grave l’errore del direttore di gara: se non fosse stato implicato uno come Valentino Rossi, ci sarebbe stata la bandiera nera”.

A Valencia Rossi deve partire in fondo al gruppo, scontando la penalizzazione per la manovra contro Marquez, che ‘scorta’ assieme a Pedrosa Lorenzo verso titolo e traguardo, senza azzardare sorpassi: “Nelle due settimane precedenti il GP fui messo sotto pressione, dicevano che Valentino avrebbe potuto condizionare i media e la gente, ma anche se avevo 22 anno, le palle non mi mancavano. Ho evitato di coinvolgere in uno scontro Lorenzo all’ultima curva: non avrei mai potuto regalare il Mondiale a Valentino Rossi“.

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