La stagione che entra nel vivo può essere quella in cui Lorenzo Musetti, continuando il percorso di crescita, possa puntare alla top-10 del Ranking ATP, che lo vede attualmente 20o.
C’è gran attenzione per la superficie in terra battuta da parte del carrarino, che testerà la condizione nel trittico Buenos Aires (dove debutterà contro l’argentino Pedro Cachin)-Rio de Janeiro-Santiago: “L’anno scorso ho deciso di andare sul cemento, è stata una buona scelta. Ora penso sia il momento giusto per giocare sulla terra battuta, è la superficie dove ho ottenuto i miei risultati migliori, non ho punti da difendere e mi trovo bene in Sud America. La terra è la superficie dove sono nato, quindi mi so adattare bene specie negli spostamenti e alla lunghezza dei punti; le traiettorie rispetto al veloce cambiano, ma la mia idea di tennis offensivo deve essere riproposta su entrambe le superfici. Il mio diritto è migliorato non solo da un punto di vista tecnico, ma per una maggiore abitudine a proporlo: sono più concreto nell’attaccare anche di sventaglio. Tra i rivali della top-10 credo sia Hurcaz quello più alla portata sulla terra, il suo gioco dipende parecchio dal servizio. I migliori su questa superficie? Alcaraz, Ruud, Nadal, Djokovic e Tsitsipas”.
Musetti affronta il capitolo mentale e il connubio con Simone Tartarini: “Lavoro sull’aspetto fisico per poter essere costante sulle 3-4 ore di gara; questo sport ha un’importante componente mentale, c’è pressione e in campo sei solo. A volte non hai molto da fare per gestirla, sto lavorando con uno specialista per affrontare gli attacchi di panico. Ho conosciuto il mio allenatore Simone Tartarini quando avevo 9 anni, non lo cambierò mai: il nostro legame va oltre il tennis. Se potessi scegliere se vincere Wimbledon, Roma o il Roland Garros, prenderei Wimbledon, il mio Slam preferito per l’eleganza: vincere però in casa al Foro Italico sarebbe indimenticabile”.