“Napoletano coronavirus”: questo l’agghiacciante coro partito dalla curva dello stadio Rigamonti, quella occupata dai tifosi del Brescia, nel corso della sfida interna contro il Napoli. Un coro udito intorno alla mezz’ora del primo tempo della sfida del venerdì sera della serie A, e poi come confermato dalla ‘Gazzetta dello Sport’ ripetuto fino al termine della partita.
Un modo incredibilmente becero e di cattivo gusto per insultare gli avversari sulla base di uno degli argomenti più allarmanti dell’attualità, che peraltro sta stravolgendo (oltre che la vita di una discreta fetta del Nord Italia) anche i programmi sportivi di diverse regioni del nostro Paese.
Invece nel corso del match di Mompiano è partita l’ormai tristemente nota aria che spesso viene intonata nelle trasferte del Napoli, quella che fa riferimento al colera, ma con la sostituzione della malattia: il coronavirus, appunto.
Il fatto è stato denunciato anche dalla stampa locale, con il ‘Giornale di Brescia’ che non ha fatto mancare una feroce critica ai sostenitori della squadra cittadina. “Non c’è fine al peggio”, si legge infatti sul quotidiano lombardo.
Il ‘Giornale di Brescia’ ha spiegato che il coro in questione “è proseguito praticamente ininterrotto per una decina di minuti abbondanti”, aggiungendo che dopo il momentaneo 1-1 si sono registrati momenti di tensione anche in Gradinata alta.
Quasi inevitabile un’indagine sui fatti da parte della Procura Federale. Ma forse questo è il minore dei mali per un altro fatto di cronaca, nemmeno sportiva, che fa decisamente male al calcio.
E più in generale a tutti coloro che amano lo sport in tutte le sue forme. Perché nessuna rivalità sportiva può giustificare il ricorso al becero.
In particolare in un momento in cui l’intero Paese è legittimamente in grosso allarme.
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