“Non c’è un modo migliore per salutare non solo Wimbledon ma anche il tennis”. Queste erano state le prime dichiarazioni dopo l’incredibile match contro Carlos Alcaraz di Fabio Fognini, che oggi ha tenuto fede a quelle parole annunciando in una conferenza stampa a Wimbledon il suo ritiro dal tennis professionistico a 38 anni, al termine di una carriera che gli ha regalato tante soddisfazioni ma che nella sua testa aveva intenzione di prolungare almeno fino al Masters 1000 di Montecarlo della prossima stagione, per salutare lo sport che tanto gli ha dato in un luogo che gli fa riaffiorare tanti bei ricordi.
- Fognini annuncia il ritiro
- Fognini: “Quella contro Alcaraz una sconfitta/vittoria”
- Il consiglio a Cobolli e ai giovani
Fognini annuncia il ritiro
Quello di mercoledì 9 giugno è un giorno un po’ triste per il tennis italiano, nonostante tutti sapessero che sarebbe arrivato prima o poi. Oggi infatti si conclude ufficialmente la carriera di Fabio Fognini, uno dei più grandi tennisti italiani di sempre, che dopo l’avvincente match durante il quale ha impensierito e non poco Carlos Alcaraz, ha deciso di appendere la racchetta al chiodo a 38 anni, annunciando il ritiro in una conferenza stampa tenuta a Wimbledon: “Questo è il modo migliore per dire addio. Gli ultimi anni della carriera sono stati difficili, è arrivato il momento di essere onesto con me stesso. Dopo la partita con Alcaraz non voglio tornare indietro. Ho avuto dei cali nel ranking.
Amo questo sport e la motivazione è ancora alta, il tennis mi ha accompagnato per tutta la vita. Ho tanti bei ricordi che conservo nel cuore, qualcosa di speciale. Questo giorno, però, sapevo che sarebbe arrivato. Questo sport mi ha accompagnato per tutta la vita e continuerà a farlo. Conserverò per sempre tantissimi bei ricordi. Ho giocato nell’era di Djokovic, Nadal e Federer. I migliori giocatori. Sono stato fortunato a vivere questa era. L’obiettivo era ritirarmi a Monte-Carlo l’anno prossimo, ma la vita è così. Sono felice di dire addio in questo momento. Non parteciperò ad altri tornei, lascio oggi”.
Fognini: “Quella contro Alcaraz una sconfitta/vittoria”
Fognini è tornato anche sul match contro Alcaraz e tutte le emozioni provate durante e dopo l’incontro: “Ho fatto questo lavoro per 20 anni e non so fare altro, però penso che non potevo chiedere un’uscita migliore. Stavo competendo male, ci sono stati gli infortuni che hanno portato a vincere poche partite e perdere ranking. Queste cose hanno giocato contro. La vita è un cerchio che si chiude. Serve anche coraggio per dire basta. Dopo due set con Alcaraz ero morto, ma l’inerzia della partita e la voglia di competere ha fatto si che io continuassi e si creasse questa cornice. Penso sia stata una sconfitta/vittoria, non sono mai riuscito a viverla così intensamente. È stata bella soprattutto la fine. Carlos quando ha salutato il pubblico, il modo in cui sono uscito dal Centrale e il modo in cui sono andato negli spogliatoi. Queste cose valgono più di una sconfitta e farlo in questo campo qua, davanti alla mia famiglia, vale più di qualsiasi partita vinta”.
Fabio ha poi parlato anche del futuro, svelando di non avere un vero e proprio piano in mente, ma di voler stare vicino alla propria famiglia: “Futuro? È difficile dire cosa farò. Voglio godermi l’estate con la famiglia, è quello che più desidero. Vedremo quello che verrà. Sono felice, ho vissuto dei momenti indescrivibili. Il tennis mi ha dato tutto, è bello uscire così”.
Il consiglio a Cobolli e ai giovani
Nel corso della conferenza stampa Fognini ha riservato un pensiero anche al suo giovane amico e da oggi ex collega Flavio Cobolli, atteso proprio oggi alla sua sfida più importante ai quarti di Wimbledon contro Djokovic: “Cobolli? Mi piacerebbe parlare con lui prima della partita, ma deve sapere che è qui per giocarsela. Questo è uno dei match più importanti della sua carriera. Spero che si diverta e la partita gli dia la possibilità di dare il meglio”.
Poi un consiglio invece ai più giovani e a chi vuole fare del tennis e dello sport la propria professione: “Consigli ai più giovani? Serve tanta dedizione e sacrificio, ma anche tanta pazienza. Arrivare a essere professionisti in qualsiasi sport non è facile. Per questa voglia e dedizione devo ringraziare chi ha creduto in me sin da subito. Tutti i maestri che mi hanno seguito da piccolino. Dicevo sempre le cose come stavano. Ho sbagliato, ma fa parte di un percorso molto lungo. Ci sono state più salite che discese. Ci sono degli obiettivi: a volte puoi raggiungerli, altre devi voltare pagina. Oggi sono qui per andare punto e a capo. Inizia una nuova vita fuori dal campo. Sono disposto a dare consigli a chi vorrà, ascoltando anche le cose brutte. Dire le cose come stanno porta a volte allo scontro, ma si esce più forti. Questo lo devo a mio padre, molto diretto e senza peli sulla lingua”.