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Napoli, Conte e gli scudetti persi all'ultima giornata: quando dovettero tappargli la bocca

Il tecnico azzurro resta cauto sul tricolore a tre giornate dalla fine e ricorda precedenti belli e brutti legati all'ultimo turno con la sua Juve

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

“La storia la scrive chi vince, chi arriva secondo può solo leggerla. Nessuno si ricorderebbe tra 2-3 anni della nostra impresa in questa stagione se non vincessimo, ma in caso contrario resterebbe sugli almanacchi per sempre”. Il manifesto di Antonio Conte è tutto qui, nella frase-cult recitata ieri nel ventre del via del Mare dopo l’ennesimo successo sofferto che avvicina il Napoli al tricolore ma la storia insegna che non è finita finchè non è finita e il tecnico pugliese lo sa bene, tant’è che da due giorni va ripetendo la storia degli scudetti persi o vinti all’ultima giornata.

Conte e i precedenti che scottano

Sia alla vigilia della gara di Lecce che ieri sera dopo la vittoria Conte ha battuto l’accento sulla sua esperienza: “Questa squadra, se non ci fosse tanto lavoro dietro, non avrebbe 77 punti. Ve lo posso mettere per iscritto. Dovevamo affrontare Inter, Atalanta, Bologna, Lazio, Roma, siamo partiti pareggiando 0-0 col Modena in casa e passando ai rigori. Questa è stata la prima partita e poi abbiamo perso 3-0 in casa del Verona. Se non ci dimentichiamo da dove siamo partiti capiamo il lavoro. Sarebbe bellissimo completare qualcosa di stupendo, ma l’esperienza mi dice che ho vinto scudetti ma anche persi all’ultima giornata. Se perdi brucia, ma per parecchio tempo. Così come se vinci te la porti dietro per sempre”.

“L’esperienza mi ha insegnato tanto. Ho vinto ma ho perso tanto. Le sconfitte mi hanno segnato di più e mi hanno fatto diventare cattivo. Quando perdi il dolore brucia sulla pelle e lo porti per tanto tempo. Mancano tre giornate e non abbiamo fatto niente. Vorrei parlare di questo solo nell’eventualità accadesse qualcosa di straordinario. Sarei presuntuoso a dire qualcosa oggi. Parlo quando le cose sono mie”.

La pioggia di Perugia

In carriera Conte ha vinto 5 scudetti da giocatore con la Juventus e 5 da tecnico (3 alla Juve, 1 all’Inter e 1 al Chelsea) ma è a due annate in particolare che si riferiva quando parlava di esperienze brucianti. Quella dolorosa fu il 14 maggio 2000: la sua Juventus era prima quando annegò nella pioggia di Perugia, con l’arbitro Collina che sospese la partita per oltre un’ora e la fece riprendere con il campo ai limiti della praticabilità. Un gol di Calori condannò i bianconeri mentre all’Olimpico la Lazio, battendo 3-0 la Reggina, si laureò a sorpresa campione d’Italia. Un’amarezza infinita in mezzo a mille polemiche.

La rivincita del 5 maggio

Il tempo però è galantuomo e la Juve si riprese tutto con gli interessi il 5 maggio 2002, giorno storico che ricorda la disfatta dell’Inter di Cuper e Ronaldo. La capolista nerazzurra si suicidò all’Olimpico contro la Lazio (che vinse 4-2) e lasciò lo scudetto alla Juventus che era andata a vincere a Udine (0-2).

Lo sfogo di Conte dopo lo scudetto

Indimenticabile lo sfogo di Conte in diretta tv. Con la squadra che stava festeggiando negli spogliatoi arrivarono le telecamere, il giornalisa chiese a Conte un commento e il centrocampista bianconero, in canottiera e fradicio per lo spumante spruzzato ovunque, disse: “Avevo detto parliamo domenica ma c’è poco da parlare, stiamo godendo, è l’amarezza di due anni fa”. E poi guardando fisso la camera urlò: “E c’è qualcuno che ci guarda che c’era a Perugia“. Prima che si facesse scappare qualcosa di compromettente i compagni intervennero con la forza e gli tapparono la bocca. Il riferimento era a Gaucci e Mazzone, che due anni prima avevano esultato per quella vittoria contro la Juve.

I ricordi al Chelsea

Anche quand’era al Chelsea Conte – come ora dopo la vittoria di Lecce – ricordò gli stessi episodi dicendo: “Sì, mi ricordo quella delusione, ma mi ricordo anche altro. Mi ricordo di quelle situazioni perché nella mia carriera mi è successo due volte: una volta è andata male e una volta bene. Quando la Lazio nelle ultime sei-sette partite ha recuperato sette-otto punti e abbiamo perso il titolo nell’ultima gara contro il Perugia, ero capitano, mi ricordo bene. Dopo quella partita dovevo andare all’Europeo con la Nazionale e non ho dormito per sei giorni perché per me perdere quel titolo è stato uno shock. In un’altra situazione ho vinto il titolo recuperando otto punti fino all’ultima giornata quando noi abbiamo vinto con l’Udinese e l’Inter ha perso con la Lazio”.

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