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Nations League, l'Italia si gode Alessandro Michieletto: dinamite nelle mani, sogna un'estate con due ori

A dicembre compirà 22 anni, ma Ale già gioca con la forza e l’esperienza di un veterano: un talento così nasce una volta ogni chissà quanti anni

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Dinamite nelle mani e si va a conquistare il mondo. Quello di Alessandro Michieletto però ormai quasi più non basta per contenerne la voglia di vincere che da sempre lo contraddistingue. Specie adesso che si è cucito pure uno scudetto sul petto, complice la cavalcata dell’Itas Trentino nell’ultima campagna playoff di SuperLega.

E ora che è tornato a vestire l’azzurro della nazionale, anche la terza estate al servizio dell’Italvolley sembra promettere bene: con l’Argentina nei quarti di Nations League la sua presentazione è stata tale da impedire qualsiasi velleità di risposta al pur quotato sestetto sudamericano, in passato spesso e volentieri bestia nera dell’Italia.

I tempi però ora sono cambiati: a Tokyo 2020 Michieletto c’era, ma chiaramente con un ruolo ancora marginale nelle rotazioni. Dal successivo Europeo però, le chiavi in mano del reparto schiacciatori l’hanno consacrato a nuovo fenomeno del volley azzurro.

Una famiglia di sportivi

A dicembre compirà 22 anni, ma Ale già gioca con la forza e l’esperienza di un veterano. Di uno che in nazionale ha già vinto “quasi” tutto quel che c’era da vincere: le medaglie all’Europeo 2021 e al Mondiale 2022 sono già in bella mostra nel salotto di casa, peraltro particolarmente avvezzo ad essere caratterizzato da cimeli sportivi.

Perché papà Riccardo, da cui ha ereditato la passione per il volley, ha giocato e vinto con la Maxicono Parma nell’epoca d’oro della pallavolo emiliana (cioè alla fine dello scorso secolo). La mamma Eleonora ha preferito il basket, ma i suoi centimetri in dote alla causa li ha portati.

E le due sorelle maggiori Francesca e Annalisa hanno preferito a loro volta seguire le orme paterne, tanto da scendere in campo anche loro con Trento nei campionati femminili. C’è poi anche Andrea, ultimo della famiglia, che ha preferito il calcio, giusto per provare un po’ a mischiare le carte.

Tifosissimo dell’Inter

Non che Alessandro non sia a sua volta stregato dal pallone: tifosissimo dell’Inter, Michieletto quando può non si perde una partita dei nerazzurri. E come loro sin qui può dire di aver condiviso nel recente passato una delle poche sconfitte della carriera, cioè nella finale di Champions (lui nel 2022 contro lo Zaksa, l’Inter un mese e mezzo da contro il City). Ma il tempo per prendersi la rivincita certamente non manca.

Un oro tira l’altro

L’esordio contro l’Argentina nella final eight di Gdansk è filato via liscio sul velluto: 15 punti frutto di 13 attacchi, un muro e un ace, col 68% di percentuale in attacco. Troppo per un’albiceleste apparsa da subito inferiore agli azzurri, che ora contro gli USA sabato alle 17 si giocano un posto nella finalissima, dopo che lo scorso anno a Bologna arrivò un terzo posto comunque importante alla luce dei tanti esperimenti fatti da De Giorgi.

Il tabù olimpico

Che stavolta per la final eight si è affidato a tutti i big (manca solo l’infortunato Anzani, al posto del quale gioca Russo), trovando subito risposte assai convincenti. Certo, con un Michieletto così tutto diventa più semplice: la giovane età è un fattore pensando ai margini di crescita che lo schiacciature può ancora avere, ed è evidente quanto tutto il movimento azzurro chieda a lui e ai compagni di riuscire a infrangere quello che oggi rimane il più grande tabù della storia del volley italiano, ovvero la “maledetta” medaglia d’oro olimpico, sempre sfuggita anche nel periodo della “generazione di fenomeni”.

La generazione di fenomeni

Di quella generazione, Ale è certamente un degno erede: un po’ perché papà Riccardo ne annusò l’aria, un po’ perché De Giorgi ne è stato uno dei protagonisti, in grado quindi di trasmettere tutta quella magia anche ai giovani di oggi.

Prima però c’è da mettere al collo un altro oro: la Nations League rimane una competizione rilevante, è arrivati tra le prime 4 a nessuno piace andar via a mani vuote o con un metallo diverso dall’oro.

Ora che siamo qui vogliamo completare l’opera

ha detto a margine della vittoria sull’Argentina.

Una benedizione per l’intero movimento Azzurro

Uno come Michieletto nasce davvero una volta ogni chissà quanti anni. La sua fortuna poi è stata quella di trovare nel suo percorso allenatori che l’hanno aiutato a trovare la sua dimensione un poco alla volta: da piccolo era un libero, è così è stato più facile spostarlo poi in posto 4 anziché in posto 5, a fare cioè lo schiacciatore anziché l’opposto, così da sfruttarne meglio le qualità difensive affinate nel tempo.

Una benedizione per il movimento azzurro, che in quella slot per troppo tempo ha faticato a trovare una pedina in grado di fare la differenza. Magari tra un po’ serviranno di nuovo opposti, vista l’abbondanza di schiacciatori (Lavia, Bottolo e Recine), ma intanto Ale pensa a fare il suo. Mancino come pochi, devastante come allo lui sa essere.

Se lo gode l’Italvolley, se lo gode Trento, col neo tecnico Fabio Soli che non vede l’ora che arrivi settembre per poterlo allenare. Se Michieletto ci arriverà con due ori al collo (VNL ed Europeo) saremo tutti più felici e contenti.

Volevamo rimanere qui in Polonia. Abbiamo affrontato una squadra tosta che ha giocato una buona VNL, forse oggi non erano al 100%, erano una squadra diversa dal solito, ma siamo stati bravi a guardare solo nella nostra metà campo, ora sguardo verso la semifinale con gli USA. Concentrazione alta e continuità le chiavi della partita di oggi, dobbiamo continuare a fare questo, contro le grandi squadre bisogna fare così, e noi vogliamo essere una grande squadra. Ora due giorni per recuperare e studiare la prossima avversaria, ormai siamo qui, siamo pronti per affrontare questo tipo di partite, non vedo l’ora arrivi sabato.

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