Per molte stagioni Vincenzo Nibali è stato il faro del ciclismo azzurro, l’uomo che con qualche colpo di pedale rimetteva in attivo il bilancio dell’Italia.
Dopo il Giro di Lombardia che l’ha visto appendere la bicicletta al chiodo, lo Squalo dello Stretto è pronto a ricoprire un nuovo ruolo, quello di consulente tecnico della Q36.5 allestita da Douglas Ryder, ma già dalle dichiarazioni al Messaggero fa capire che avrà ancora a cuore la sorte del ciclismo di casa nostra: “Essere il ciclista italiano di riferimento mi ha fatto convivere con le critiche: le ho ricevute sempre, dai primi giorni da professionista fino alle ultime gare. A volte non è stato facile gestirle, soprattutto quelle un po’ ingiuste piovute sui social, ma dopo impari a fare orecchie da mercante. Per trovare il mio successore, dovremo attendere: ci sono giovani emergenti, sono curioso di capire come evolverà Andrea Bagioli, un ragazzo molto interessante. Negli ultimi anni ho corso al fianco di Giulio Ciccone e Antonio Tiberi, che in questa stagione ha raccolto buoni risultati. Bisogna vedere come maturerà, se come uomo – crono o da corsa a tappe. Ciccone invece lo conosciamo, è uno scalatore molto forte e coraggioso, ma a volte nervoso. Spero riesca a trovare quel sottile equilibrio che gli possa permettere di trovare continuità”.