Non solo il Milan, ora anche l’Inter finisce nel mirino della Guardia di Finanza per sospetti di irregolarità nell’operazione di cessione del club nerazzurro all’imprenditore indonesiano Erick Thohir.
Secondo quanto riporta la Stampa, si indaga sull’origine del denaro con cui il tycoon asiatico rilevò cinque anni fa la società meneghina da Massimo Moratti (dal 2016 nelle mani di Suning).
“E’ in corso un’indagine per accertare se sia stata violata la legge 231 del 2007 (…) Il sospetto è che i documenti che hanno giustificato la ricapitalizzazione, abbiano subito un percorso che al momento non appare agli investigatori del tutto chiaro. Il lavoro degli investigatori avrebbe portato già ad acquisire le carte dell’operazione e sarebbero state ascoltate persone che hanno avuto un ruolo diretto nella ricapitalizzazione iniziata cinque anni fa”, riporta il quotidiano torinese.
La motivazione delle Fiamme Gialle è identica a quella che il 5 dicembre scorso “ha portato la Finanza a consegnare in procura una informativa sulla vendita del Milan all’imprenditore cinese, Yonghong Li”. Nel mirino alcuni flussi finanziari che passano dalla “International Sports Capital” di Thohir.
Sempre secondo La Stampa, l’ipotesi è che Thohir per risanare il bilancio (l’Inter allora aveva chiuso il bilancio con milioni di debiti, a fronte della metà circa di entrate) “abbia creato un meccanismo di prestito garantito, circoscrivendo i rischi di un default”. All’epoca dell’annuncio dell’acquisto, il piano finanziario prevedeva che per rivedere gli utili, il club di via Durini riuscisse nel giro di pochi anni a portare i fatturati sui 250 milioni all’anno. Una operazione che non ha dato i risultati sperati: dopo tre anni, il club è passato nuovamente di mano. Nel giugno 2016 Thohir ha venduto la maggioranza al gruppo cinese Suning: l’operazione ha comunque garantito, secondo gli analisti, una consistente plusvalenza a Thohir rispetto all’investimento iniziale.
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