Arriva una condanna a 4 anni in primo grado per Wolfgang Rieke, il camionista che nel novembre del 2022 uccise Davide Rebellin, tentando poi di occultare le prove e provando a fare ritorno immediatamente in Germania. Il Tribunale di Vicenza ha accolto solo parzialmente le richieste della difesa: rispetto a un massimo di 5 anni di detenzione, come da richiesta del pm delle indagini preliminari, il camionista tedesco ha ottenuto un piccolo sconto, dopo che però sono stati rifiutati tutti i tentativi fatti per arrivare al patteggiamento.
Respinta ogni richiesta di patteggiamento
In aula il verdetto è stato accolto in maniera abbastanza positiva dai legali dello sfortunato Rebellin, con i familiari che già avevano avuto modo di constatare quanto la volontà del giudice di impedire la richiesta di patteggiamento fosse un primo passo verso una certezza della pena da affibbiare al camionista tedesco.
Gli stessi familiari erano già stati risarciti dall’assicurazione alla fine del 2023, tanto da presentarsi al processo non come parte civile, ma come spettatori interessati al verdetti. “Siamo moderatamente soddisfatti per l’entità della pena inflitta, considerate le leggi sull’omicidio stradale – ha spiegato il fratello Carlo attraverso il suo consulente personale –. La Procura di Vicenza ha svolto un importante lavoro, e l’imputato ha fatto anche 8 mesi di carcere, evento molto raro in queste circostanze. D’altra parte, anche se lo avessero condannato a dieci anni, il dato di fatto è che Davide non ce l’avrebbe comunque restituito nessuno, non sarebbe tornato indietro”. Ed è proprio questa l’unica, amara considerazione della mamma Brigida, che non è voluta entrare nel merito della sentenza, limitandosi a prendere atto che “mio figlio purtroppo l’ho perso per sempre, non c’è più”.
Ora in secondo grado si cercherà di capire se i 4 anni comminati verranno ridotti o meno, anche se la pena appare sufficientemente congrua a poter essere confermata.
La famiglia Rebellin in aula: si riconoscono la madre Brigida e il fratello di Davide, Carlo
L’aggravante della fuga premeditata
Rieke, dopo aver trascorso un periodo agli arresti domiciliari in Italia a casa di alcuni conoscenti a Treviso, pochi mesi fa è stato colpito da un ictus ischemico, tanto che in un primo momento i suoi legali avevano chiesto anche di spostare la prima udienza del processo (richiesta anch’essa respinta: s’è tenuta regolarmente il 27 maggio). Il camionista però, a seguito del malessere accusato, nei giorni successivi ha ottenuto il permesso di tornare in Germania e trovare posto in una clinica specializzata per il recupero dove ancora è ospitato.
Oltre al capo di omicidio colposo, il camionista è stato dichiarato colpevole di essere fuggito senza prestare soccorso allo sfortunato Rebellin. Rieke aveva tentato di occultare i segni della collisione con lo sfortunato ciclista veneto, ma è stato incastrato però dalle telecamere a circuito chiuso di una stazione di servizio adiacente al luogo dove è avvenuto l’incidente.