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Omicidio Rebellin, negato il patteggiamento al camionista tedesco: andrà a processo. Rischia fino a 7 anni

Il collegio dell'udienza preliminare ha rigettato l'istanza di patteggiamento presentata dai legali del camionista tedesco che ha ucciso Rebellin

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il Tribunale di Vicenza ha rigettato la richiesta di patteggiamento presentata dai legali di Wolfgang Rieke, il camionista che il 30 novembre 2022 provocò l’incidente nel quale perse la vita Davide Rebellin. La decisione è arrivata nella mattinata di lunedì 11 marzo e segna un punto di notevole rilevanza a favore dell’accusa, che da subito aveva mostrato perplessità nel constatare l’atteggiamento favorevole dei PM dell’inchiesta riferito a una possibile riduzione della pena.

Lo stupore della famiglia Rebellin: “Giusto andare a processo”

Dopo un primo parere negativo arrivato nel corso della precedente udienza preliminare, questo nuovo pronunciamento di fatto manda Rieke a processo, dove sarà imputato con l’accusa di omicidio stradale e omissione di soccorso. I legali della famiglia Rebellin, rappresentati dall’avvocato Davide Picco, avevano già fatto sapere di volersi aspettare una pena congrua alle colpe del camionista e di non voler accettare in alcun modo un pronunciamento favorevole al patteggiamento.

“Non vogliamo vendetta, ma soltanto giustizia per Davide”, ha commentato a caldo Carlo Rebellin, fratello dello sfortunato ciclista. “Crediamo che il processo sia la sede “giusta” per accertare tutti i fatti e per valutare quella che può essere la pena più congrua possibile, compatibilmente con quanto previsto dall’ordinamento legislativo italiano. Le responsabilità dell’imputato sono evidenti, ora ci aspettiamo che la giustizia faccia il proprio corso”.

L’elogio alla giustizia italiana: “Fatto tutto ciò che andava fatto”

I familiari di Rebellin (il fratello Carlo era presente in aula assieme all’avvocato Picco) hanno accolto con favore la decisione del giudice Filippo Lagrasta di non concedere il patteggiamento a Rieke, manifestando anche la loro sorpresa. “Non ce l’aspettavamo, temevamo anzi che il collegio, dopo che il PM aveva dato parere favorevole, acconsentisse a sua volta alla richiesta dei legali del tedesco. Questa decisione di rinviarlo a processo ci trova oggettivamente sollevati, anche perché testimonia la volontà dei giudici di andare avanti e di procedere con un’analisi attenta dei fatti”.

Carlo Rebellin ha sottolineato anche l’importanza di essere riusciti a estradare il camionista e di averlo consegnato alla giustizia italiana (dopo 6 mesi di carcere a Vicenza è stato trasferito poche settimane fa ai domiciliari da alcuni amici nel trevigiano). “Riteniamo che questa sia la linea giusta da seguire, ora vedremo cosa scaturirà dal dibattimento in aula”.

L’inammissibilità dell’istanza alla base del rigetto

I giudici hanno ritenuto “inammissibile” in più punti la richiesta di patteggiamento a tre anni e 11 mesi presentata dai legali di Rieke. In modo rilevante può aver inciso il fatto che il camionista si sia dato alla fuga, lasciando inerme Rebellin a terra senza chiamare aiuto.

Il carattere “inammissibile” è in realtà dovuto al fatto che l’istanza riproposta davanti ai giudici del dibattimento era la stessa già formulata davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, e pertanto il collegio ha ritenuto che dovesse differenziarsi dalla precedente. I giudici hanno stabilito che la prima udienza del processo verrà dibattuta lunedì 27 maggio alle ore 14,45 presso il Tribunale di Vicenza.

Cosa rischia Rieke: da un minimo di 2 a un massimo di 7 anni

La famiglia Rebellin (la moglie Françoise, la mamma e i tre fratelli) hanno già ricevuto un indennizzo integrale tramite la compagnia di assicurazione del mezzo guidato dal camionista tedesco (Studio3A-Valore s.p.a.), una società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

Ora però gli stessi familiari del ciclista scomparso si attendono che anche la giustizia penale faccia il proprio corso: la pena per omicidio colposo stradale prevista dall’art. 589 bis c.p.va da 2 anni a 7 anni di reclusione ed è il massimo nel quale potrebbe incorrere Wolfgang Rieke, poiché esistono una serie di aggravanti ulteriori, tra le quali però non è prevista l’omissione di soccorso.

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