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Ciclismo, il camionista che ha ucciso Rebellin chiede il patteggiamento. I familiari del ciclista protestano

I legali del camionista tedesco Wolfgang Rieke, colpevole di aver provocato la morte di Davide Rebellin, hanno chiesto il patteggiamento per il loro assistito

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Ha chiesto il patteggiamento Wolfgang Rieke, il camionista tedesco che il 30 novembre 2022 fu il responsabile della morte di Davide Rebellin, morto dopo una collisione avvenuta proprio con il mezzo guidato dall’autotrasportatore. Che non si fermò a prestare soccorso, pur essendosi pienamente accorto del gravissimo danno procurato.

A distanza di 11 mesi dai fatti, e dopo che la giustizia italiana e quella tedesca hanno collaborato per consentirne l’estradizione, Rieke ha fatto sapere tramite i suoi legali di voler patteggiare la pena. La richiesta è stata depositata nelle scorse ore, con il camionista che si trova ancora confinato all’interno del carcere di Vicenza con l’accusa di omicidio colposo aggravato e fuga.

Le parti colte di sorpresa

Una decisione che ha colto di sorpresa le parti, dal momento che il 24 novembre era già stata fissata l’udienza dalla quale sarebbe scaturito un verdetto di giudizio immediato dell’imputato, così come già preventivato da giudice Roberto Venditti. Il quale si è affrettato a posticipare di due settimane l’udienza (si terrà giovedì 7 dicembre), tempo necessario per valutare l’ammissibilità della richiesta presentata dai legali del camionista tedesco, che a quel punto rischierebbe nella peggiore delle ipotesi una pena complessiva di due anni e 11 mesi, a partire peraltro dalla data del 25 agosto 2023 quando si consegnò alle autorità italiane alla frontiera del Brennero.

I legali di Rebellin contrari al patteggiamento

Proprio la riduzione della pena, che inizialmente sarebbe dovuta partire da 6 anni e mezzo (lo sconto “finale” è dovuto alla scelta del rito alternativo e abbreviato e altri elementi, quali l’avvenuto risarcimento ai familiari di Rebellin per complessivi 825mila euro, già concordato con il pubblico ministero Hans Roderich Blattner), ha fatto arrabbiare e non poco i legali della famiglia dell’ex ciclista azzurro, che hanno rigettato qualsiasi proposta di patteggiamento avanzata da Rieke.

Il motivo è da addebitare anche alla vicenda che aveva avuto per protagonista sempre il camionista tedesco, che nel 2001 dopo aver provocato un incidente in Puglia si diede a sua volta alla fuga.

L’autotrasportatore aveva ripetuto tale gesto anche il 30 novembre scorso, quando nei pressi di Montebello Vicentino durante una manovra finì per colpire Rebellin, che sopraggiungeva in bicicletta nei pressi di una rotatoria, e dopo aver intuito che fosse successo qualcosa nella parte posteriore del suo mezzo, scese per controllare la situazione, cercando anche di rimuovere i segni lasciati dalla collisione sulla fiancata del camion.

Poi tornò in cabina e riprese il viaggio, come se nulla fosse, lasciando Rebellin esanime a terra e senza nemmeno chiamare i soccorsi. Le telecamere di sorveglianza riuscirono però a mostrare l’intera sequenza, tanto che Rieke venne identificato come autore materiale dell’omicidio a poche ore di distanza da quando si verificarono i fatti.

L’arresto in Germania, la “consegna” al Brennero

Arrestato nel mese di giugno dalle autorità tedesche, che nel frattempo avevano ricevuto un mandato d’arresto internazionale, Rieke è stato scarcerato a stretto giro di posta, pur avendo obbligo di firma giornaliero, quindi s’è consegnato alle forze dell’ordine italiane a fine agosto, accettando di andare a giudizio.

La scelta del patteggiamento va nella direzione della piena consapevolezza di non potersi sottrarre a un verdetto che lo vedrà giocoforza colpevole, ma che in base anche agli “accordi” già raggiunti nei mesi scorsi potrebbe consentirgli di diminuire la pena detentiva e non oltrepassare i tre anni di reclusione.

Una scelta che chiaramente ha trovato la ferma opposizione dei legali della famiglia Rebellin, che ritiene anzi di poter comminare il massimo della pena per l’accusa di omicidio stradale (reato peraltro non perseguibile in Germania) e omissione di soccorso. Una decisione che dovrà prendere il giudice Venditti entro e non oltre il 7 dicembre.

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