Parigi val bene una medaglia storica: è quella della ginnastica artistica, che deve piegarsi soltanto a sua maestà Simone Biles nella finale del concorso a squadre, dal quale arriva una medaglia d’argento che profuma d’oro. Perché più di così le ragazze del commissario tecnico Enrico Casella non potevano fare: Brasile, Gran Bretagna, Cina e Giappone si sono ritrovate alle spalle delle Fate, che dopo 96 anni hanno riportato una medaglia nel concorso per eccellenza del programma artistico.
- Più forti delle assenze: una pagina di storia
- Casella esulta: con lui le infortunate Asia D'Amato e Ferrari
- L'apogeo di un ciclo vincente (partito da lontano)
- Finale da infarto: Iorio stoica, Andreoli perfetta
Più forti delle assenze: una pagina di storia
Il secondo posto col quale erano entrate nella finalissima a squadre già prometteva bene: Alice D’Amato, Angela Andreoli, Manila Esposito, Elisa Iorio e Giorgia Villa si sono spinte dove nessun’altra compagine della ginnastica artistica italiana aveva saputo spingersi prima d’ora. E il tutto nonostante assenze in pompa magna e tanti infortuni che hanno condizionato e non poco la marcia d’avvicinamento alla rassegna a cinque cerchi.
Le campionesse europee però hanno dimostrato di avere un ampio ventaglio di scelta, riuscendo a volgere a proprio favore ogni momento propizio di una finale piena di pathos e colpi di scena, ma nella quale l’Italia è sempre rimasta saldamente in scia alle statunitensi (oggettivamente fuori portata). Non altrettanto hanno saputo fare le cinesi, sprofondate dopo una prima rotazione di buoni propositi, e neppure la Gran Bretagna che sul filo di lana ha perso il bronzo a favore delle sorprendenti brasiliane. Comunque, tutte selezioni fuori dalla portata delle azzurre.
Casella esulta: con lui le infortunate Asia D’Amato e Ferrari
Che le aspettative fossero alte non era un mistero: seppur gravate dalle assenze di Asia D’Amato (forse l’elemento di spicco di tutto il gruppo azzurro) e di Vanessa Ferrari, la veterana tradita da un infortunio proprio a una manciata di settimane dalla gara olimpica, l’Italia di Casella nutriva grande speranze di medaglia.
E le parole pronunciate via social da Asia D’Amato a pochi giorni dalla rassegna olimpica stavano lì a dimostrare che questo gruppo non è mai stato tanto unito e coeso: la squadra viene prima del singolo, e la risposta è arrivata in pedana. Dove tutto ha funzionato alla perfezione: Alice D’Amato, gemella di Asia, ha guidato le compagne con autorevolezza e caparbietà, mentre Elisa Iorio e Giorgia Villa (finaliste al volteggio) hanno ribadito di essere in forma splendida. Nulla da eccepire su Manila Esposito e Angela Andreoli, quest’ultima favolosa nell’esercizio al corpo libero col quale ha ottenuto il punteggio necessario per blindare definitivamente la seconda posizione.
L’apogeo di un ciclo vincente (partito da lontano)
Per una squadra che aveva conquistato il bronzo ai mondiali del 2019, l’oro agli Europei 2022 e agli Europei di inizio 2024, dopo i quarti posti a Tokyo 2020 e ai mondiali 2023 questo argento rappresenta una sorta di coronamento di un lungo percorso iniziato tanti anni fa.
Enrico Casella, all’ultimo appuntamento nelle vesti di commissario tecnico, può dire così di aver vinto la sua scommessa: con Vanessa Ferrari è entrato nelle case degli italiani, facendo conoscere la ginnastica artistica ben fuori dai semplici confini dei palazzetti. Poi con le Fate ha svoltato definitivamente, arrivando dove nessuno avrebbe potuto immaginare solo una manciata di anni fa.
E nel giorno più importante la “sue” ragazze sono state perfette: Manila Esposito ha inaugurato il primo esercizio al volteggio con un punteggio alto, ben spalleggiata da Alice D’Amato e da Angela Andreoli, “sostituta” dell’acciaccata Elisa Iorio (terzo posto dopo la prima rotazione dietro USA e Cina). Proprio Iorio però alle parallele dimostra di voler vendere cara la pelle: esercizio di pura sofferenza (fisica), ma che produce l’effetto sperato, con Giorgia Villa e soprattutto Alice D’Amato pressoché perfette. Il sorpasso ai danni delle cinesi è compiuto, la finale si tinge d’azzurro.
Finale da infarto: Iorio stoica, Andreoli perfetta
La trave rappresenta un’insidia mica da poco: è l’anello debole delle italiane, che si presentano con Esposito, D’Amato e Andreoli. E i primi due esercizi delle azzurre mettono addirittura pressione alle americane: perfetta Manila Esposito, impeccabile anche Alice D’Amato, che scavano letteralmente un fossato tra se e le rivali. Andreoli preferisce non strafare, ma la prudenza paga: Italia saldamente al secondo posto alla vigilia dell’ultima rotazione, che la vede impegnata al corpo libero.
Terzetto confermato, ma l’unico vero errore di Esposito rischia di rimettere tutto in discussione (mette la mano a terra ed esce dal quadrato: 12.666 e brividi inevitabili). D’Amato accusa un po’ la fatica e la tensione, ma in qualche modo porta a casa la pagnotta (13.466).
Andreoli a quel punto sa di dover andare sopra i 13.000 per garantire una medaglia: l’esercizio però è perfetto, per movenze ed espressività. Si capisce subito che questo è l’esercizio della vita: l’argento si materializza quando sul tabellone compare 13.833, seconda solo a sua maestà Biles (14.666). Le lacrime invadono il box italiano, poi c’è tempo solo per fare festa: le Fate hanno rotto l’incantesimo, e non poteva esserci posto migliore.