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Pinilla, il tunnel dell'ex Cagliari tra alcol, depressione, ansia e il cancro della madre

L'ex attaccante racconta il periodo difficile, dal quale sta venendo pian piano fuori. Una vita dura per il bomber che col Cile vinse 2 coppe America

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Ci sono stati calciatori in passato che, pur non essendo stati campioni assoluti, hanno lasciato un segno indelebile. Mauricio Pinilla è uno di questi: il centravanti delle rovesciate e dei gol incredibili ha regalato tante emozioni agli appassionati di calcio, girando il mondo ma facendo spesso e volentieri tappa in Italia. L’ex attaccante ha raccontato di aver attraversato un lungo momento difficile tra la depressione e l’abuso di alcol. Ma anche che ora ne sta fortunatamente venendo fuori.

Da Pinigol alle due coppe col Cile

A Grosseto era diventato Pinigol ma Mauricio Pinilla è stato apprezzato praticamente ovunque sia andato (Palermo, Cagliari, Genoa e Atalanta le tappe da noi) anche se sul campo non sempre ha risposto alle aspettative dal punto di vista realizzativo. Nel palmarès del cileno figurano comunque due Coppe America ad impreziosire una bacheca che a livello di club invece non ha garantito le stesse soddisfazioni. D’altra parte l’attaccante ha giocato per lo più in provincia, senza mai avere la grande occasione di una big che gli desse fiducia. Eppure i colpi, Pinilla, li ha sempre avuti.

I mostri interiori e quella maledetta intervista in cui si addormentò

Non tutti sanno, però, che Mauricio ha quasi sempre dovuto combattere con dei mostri interiori. Già a 20 anni, come dal diretto interessato raccontato nel corso di un’intervista, soffriva di attacchi di ansia e abusava di alcol. Lo scorso aprile aveva destato preoccupazione la sua partecipazione ad un programma televisivo di Espn, durante il quale prese sonno. “Ero in una fase critica del mio trattamento – ha raccontato l’ex calciatore -. Mi consigliarono riposo ma ho voluto esserci a tutti i costi. Non volevo accettarlo, mi ostinavo a credere potessi fare la mia vita i sempre. Invece, avrei dovuto fermarmi. Mi hanno crocifisso per tutte le cose che hanno detto sul mio conto. Mi sono sentito totalmente violato“.

Il declino e la ripresa: Mauricio oggi sta bene

Ma la cosa più importante è che oggi Pinilla sta bene. “Sono uscito da quel buco nero, ce l’ho fatta. Un giorno Dio mi ha illuminato e mi ha detto: non ne uscirai a solo, fatti aiutare. Così mi sono fatto consigliare da uno specialista e ho iniziato un trattamento medico e psichiatrico“, ha raccontato il bomber. Che poi durante la chiacchierata col giornalista Francisco Sagredo ha aggiunto: “Non tocco più un bicchiere né bevo alcol da 8 mesi. Ho dovuto prendere farmaci perché erano tempi difficili. Si dicevano tante cose su di me… in quel periodo mi occupavo di mia madre che aveva un tumore. Mi vengono queste crisi di angoscia, ma adesso sto molto meglio. Riconoscere di avere un problema e farsi aiutare è il primo passo – ha concluso -. Oggi mi dedico completamente ai miei figli, allo sport, alla famiglia e al lavoro. Mi concentro sulle cose che mi sono più care e mi danno forza. E continuo a essere molto vicino a mia madre che ha un cancro al quarto stadio. È così che sono riuscito a uscire dalla tempesta che mi aveva colto”.. Dalle reti impossibili alla difficile missione vinta. Quella più importante.

Pinilla, il tunnel dell'ex Cagliari tra alcol, depressione, ansia e il cancro della madre Fonte: Ansa

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