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Pippo Carrubba fa sempre centro: "Non arrendetevi"

Medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Sydney nel 2000 nel tiro con l'arco, insegna ai più giovani. La sua storia è raccontata dal magazine Superabile Inail.

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Pippo Carrubba fa sempre centro: "Non arrendetevi" Fonte: 123RF

Pippo Carrubba, atleta paraplegico di 55 anni, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Sydney nel 2000 nel tiro con l’arco, insegna ai più giovani. La sua storia è raccontata dal magazine Superabile Inail.
Nata nel 1992, la scuola di tiro con l’arco dell’Associazione sportiva dilettantistica arcieri mediterranei (Asdam) si trova a Vittoria, in provincia di Ragusa, ed è riconosciuta dalla federazione sportiva nazionale. In Sicilia ci sono16 associazioni di tiro con l’arco. Pippo Carrubba è istruttore federale regionale della scuola.

“Mi piace lavorare con i giovanissimi e sono fiero di allenare questa bella squadra. È impegnativo aver a che fare con i bambini e gli adolescenti ma, a poco a poco, prima sotto forma di gioco e poi di allenamenti graduali, riesco a motivarli: nello sport gli obiettivi si raggiungono solo attraverso forza di volontà e concentrazione – dice con soddisfazione Carrubba -. Per il momento l’unico disabile sono io, perché sono tutti normodotati, ma qualora voglia partecipare qualche ragazzo con disabilità la porta sarà sempre aperta”.

L’atleta siciliano, rimasto paraplegico dopo un grave incidente stradale, è riuscito a riabbracciare nuovamente la vita. “Con lo sport mi si è aperto un mondo – racconta –. Grazie soprattutto a chi mi ha voluto bene, sono riuscito a superare la prima fase di abbattimento forte. Oggi mi sento di dire ai giovani che rimangono con gravi disabilità di non cadere nella disperazione, perché è proprio recuperando la forza di reagire che si troveranno altre porte aperte con nuove opportunità e belle soddisfazioni”.

Dal 1989, a causa di un grave incidente in moto mentre tornava dal lavoro, a soli 27 anni la sua esistenza è completamente cambiata. Per le fortissime lesioni a carico della colonna vertebrale ha rischiato di morire, ma un’operazione delicatissima lo ha salvato. “Per me, che ero sportivo da sempre, la sopravvenuta disabilità ha fatto inizialmente crollare il mondo addosso. Quando è successa la tragedia – ricorda – ero già sposato con un bimbo di sei mesi. Specialmente mio figlio, allora neonato, mi ha fatto pensare che dovevo andare avanti soprattutto per lui, nonostante questa grave disabilità. Avevo la responsabilità di essere padre e di non farlo soffrire a causa del mio stato”.

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