L’addio al calcio di Andrea Pirlo, porta con sé tanti ricordi e mille magie. Quelle che il geniale fantasista di Brescia era capace di fare in mezzo al campo con veroniche, finte di corpo, passaggi no-look, lanci millimetrici da una parte all’altra del terreno di gioco e che la video antologia sopra ripropone a imperitura memoria. Ma ciò che ha reso Pirlo veramente unico nel panorama calcistico italiano e mondiale è “la Maledetta“, la sua punizione di prima ad altissima percentuale di riuscita. Solo in campionato ne ha segnate 28.
Ma come è nata la Maledetta? E soprattutto come riusciva Pirlo a far fare quel giro imprevedibile al pallone pilotandolo nel sette come fosse radiocomandato?
La spiegazione l’ha data lo stesso Pirlo nella sua biografia intitolata “Penso dunque gioco” pubblicata solo pochi anni fa.
Il suo punto di riferimento fu Juninho Pernambucano, regista del Lione dei primi anni 2000. Questo calciatore brasiliano, dalla corporatura minuta e dal rendimento incostante, aveva un modo di calciare assolutamente unico, diversissimo da altri suo connazionali come Branco e Roberto Carlos che calciavano di potenza o Zico che eseguiva la classica foglia morta. Dice Pirlo: “La magia che stavo inseguendo non dipendeva dal punto in cui colpivo la sfera, ma dal come: Juninho non la prendeva con tutto il piede, bensì con sole tre dita. Il giorno dopo sono andato prestissimo a Milanello e senza togliere nemmeno i mocassini ho cominciato a provare. Fu subito un tiro perfetto, all’angolino. Finalmente avevo battuto il fantasma di Juninho. La palla andava calciata da sotto, usando le prime tre dita del piede. E il piede andava tenuto più dritto possibile, e poi rilasciato con un colpo secco. In quel modo la palla in aria restava ferma e, a un certo punto, scendeva velocemente verso la porta, girando con l’effetto. Senza saperlo, eccola, la “maledetta”, come qualcuno avrebbe poi ribattezzato quel tipo di tiro”. Facile a dirsi, impossibile però replicare per tutti gli altri.
Persino gli scienziati sono intervenuti per dare una spiegazione al prodigio. Senza saperlo infatti Pirlo ha messo in pratica l’effetto Magnus, scoperto da Gustav Magnus, e responsabile della variazione della traiettoria di un corpo rotante in un fluido (in questo caso l’aria) in movimento. Ma la punizione di Pirlo era Maledetta perché questo effetto Magnus era capace di sfruttarlo doppiamente: il piede imprime al pallone una rotazione, l’aria gira intorno alla sfera e produce una spinta inversa sempre in senso orizzontale. E questo erano capaci di farlo anche altri specialisti. Ma Pirlo colpendo il pallone da sotto era capace di imprimere una rotazione anche verticale, dall’alto verso il basso. Per i portieri un effetto mortifero, per i tifosi una delizia da vedere e rivedere mille volte.
VIRGILIO SPORT