E’ arrivato l’inasprimento della pena per Oscar Pistorius.
L’ex atleta è stato condannato in appello a 13 anni e 5 mesi di carcere per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp. In primo grado il sudafricano era stato condannato a sei anni.
E’ stata la seconda volta in cui procuratori si sono rivolti all’Alta Corte d’appello per contestare la sentenza di primo grado, ritenuta troppo lieve.
Pistorius ha già scontato un anno di detenzione. L’ex velocista aveva ucciso la compagna nel giorno di San Valentino del 2013 sparandole mentre entrambi si trovavano nella loro abitazione. La sua difesa aveva sostenuto che l’uomo pensava ci fosse in corso una rapina. In primo grado Pistorius era stato condannato per omicidio colposo, ma in seguito la condanna era stata tramutata in omicidio volontario.
La vicenda ha avuto una larghissima eco mediatica fin da subito, sia per la popolarità dei protagonisti (il vissuto di Pistorius, protagonista nell’atletica anche contro i normodotati, aveva toccato in molti e anche la sua compagna, una modella, era assai nota in patria), sia per la drammaticità dell’evento che per l’atteggiamento sulla difensiva dell’atleta: un modo di porsi che aveva lasciato più di un dubbio tra la gente comune.
“Voglio cominciare con le scuse alla famiglia. Non c’è un momento da allora in cui non penso alla sua famiglia. Mi sveglio ogni mattina e siete le prime persone a cui penso, le prime per cui prego. Non riesco nemmeno a immaginare il dolore e la sofferenza e il vuoto che ho causato alla vostra famiglia. Stavo semplicemente cercando di proteggere Reeva. Posso assicurarvi che quella notte andò a letto sentendosi amata. Ho cercato di mettere queste parole su un foglio molte volte e scrivervi una lettera ma le parole non sono sufficienti” aveva detto un giorno, in aula, il sudafricano.
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