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L'amarcord di Pjanic: carezze ad Allegri e frecciate a Pallotta

Intervistato da DAZN il centrocampista bosniaco ha ripercorso la propria carriera italiana tra Roma e Juventus: "Ogni anno Pallotta smontava la squadra. Con i Friedkin è tutto diverso. Allegri? La crisi della Juve non è colpa sua".

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L'amarcord di Pjanic: carezze ad Allegri e frecciate a Pallotta Fonte: Getty Images

Reduce da un’estate da protagonista con il Barcellona, ma solo durante il pre-campionato, visto il pochissimo spazio che Xavi gli sta dando negli impegni ufficiali tra Liga e Champions League, prodromo del suo trasferimento allo Sharjah, club degli Emirati Arabi, Miralem Pjanic ha rilasciato un’intervista a DAZN nella quale ha ripercorso alcune tappe della propria carriera, tra le quali quella di approdare nel campionato italiano nel 2011 accettando il trasferimento dal Lione alla Roma.

In giallorosso il centrocampista bosniaco ha disputato cinque stagioni che l’hanno proiettato definitivamente ad alti livelli nel calcio internazionale, con il successivo approdo alla Juventus: “È stata la scelta più importante della mia carriera – ha detto Pjanic – Non ero così convinto di lasciare la Francia per l’Italia, ma Luis Enrique e Sabatini mi hanno voluto intensamente. Ho scoperto un Paese straordinario così come la città di Roma e la tifoseria”.

Non manca però una frecciata all’allora presidente James Pallotta per le tante cessioni che, ad ogni estate, indebolivano la rosa di una squadra che per qualche stagione ha anche sognato lo scudetto: “Ho passato cinque anni molto belli, ma purtroppo non abbiamo vinto niente. Non c’è stata la costanza di tenere tutti i giocatori, ogni anno la squadra veniva smontata”.

Pjanic continua però a seguire da lontano le sorti della Roma, che sotto la guida di José Mourinho è tornata a puntare in alto, oltre che a vincere: “La Roma ha meritato la vittoria in Conference League, sono contento per tifosi. Questa nuova dirigenza ha dato stabilità: non li senti parlare, ma fanno grandi cose e hanno preso uno degli allenatori migliori nel gestire una piazza così complicata. Ha funzionato tutto molto bene e infatti è arrivato subito un titolo”.

Immancabile una riflessione sugli anni alla Juve, l’importanza di Allegri per la propria carriera e il passaggio al Barcellona: “Alla Juve ho fatto uno step in più, perché ho cominciato a vincere titoli. Grazie ad Allegri sono diventato un giocatore più maturo, ma anche Sarri è stato un grande allenatore. Pensavo che il mio momento in Italia fosse finito, anche due anni prima di partire potevo andare al Barcellona, ma non mi sarei mai aspettato che il Barça fosse in questa situazione”.

“La Juve di oggi? I giocatori devono prendersi delle responsabilità, il colpevole non può essere Allegri. Partite come quelle di ieri si devono vincere per arrivare allo scudetto. Il mister è criticato, a volte giustamente, a volte troppo”.

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