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Presidente Fir: "6 Nazioni non a rischio per l'Italia"

Il numero uno federale Innocenti però ammonisce: "La natura non fa salti, i problemi non si risolvono in un attimo".

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Presidente Fir: "6 Nazioni non a rischio per l'Italia" Fonte: Getty Images

L’Italia del rugby non ha brillato nei match di novembre ma Marzio Innocenti, numero uno della Federazione, appare parzialmente soddisfatto: “Abbiamo vinto la partita che dovevamo vincere, con gli All Blacks abbiamo fatto una partita che mancava da tempo, con l’Argentina abbiamo incontrato difficoltà logiche da cui dobbiamo ripartire. E’ stato un novembre lineare, per averne uno non lineare dobbiamo andare oltre i nostri limiti. La natura non fa salti però, i problemi non si risolvono in un attimo. Abbiamo schierato anche una seconda nazionale per avvicinare l’obiettivo di avere 80 giocatori di livello internazionale. Siamo contenti di come i ragazzi di Troncon hanno reagito allo stimolo, hanno capito lo spirito e si sono impegnati per togliere il posto ai titolari. Stiamo ragionando sulla creazione di una terza nazionale senior, che faccia crescere i giovani del Top 10 e magari anche quelli finiti nei campionati minori dopo che magari avevano fatto il percorso di formazione di élite, permettendoci anche di mantenere i rapporti con le nazionali europee minori”.

Innocenti ha poi garantito il posto dell’Italia nel Sei Nazioni: “Non è prevista una revisione, e poi perché una Union esca ci vuole un periodo di almeno 15 anni, oltre all’unanimità del Consiglio. Nessuno vuole che l’Italia esca dal Sei Nazioni, anzi. Soprattutto Cvc – il fondo di investimento appena entrato nel Torneo comprandone 1/7 delle quote, ndr -, per cui 60 milioni di persone sono un mercato importante. Smettiamola di farci del male. Il sistema delle Accademie? Non dico che sia stato negativo, ma dietro a queste strutture ci sono dei conti. E i risultati positivi non sono stati quelli che speravamo, perché di fatto non siamo competitivi nel Sei Nazioni. Abbiamo fatto delle scuole superiori di alto livello, ma ci manca l’università. Per anni non siamo stati uno sport vincente ma un fenomeno antropologico – ha continuato Innocenti -, che riempiva gli stadi pur perdendo sempre. Ora forse quell’incantesimo è finito”.

Infine l’annuncio di un accordo con la Figc: “Riguarderà aspetti come il settore medico e l’informatizzazione dei sistemi, ma non solo. Vogliamo aiutare i nostri club che sul territorio spesso condividono gli spazi con le società, in questo modo speriamo di creare condizioni migliori per portare avanti l’attività. E poi sarebbe bello che fino ai 12-13 anni i ragazzini che giocano a rugby conoscano anche il calcio e viceversa. Questo ci permetterebbe di avere ragazzini che magari si stancano del pallone e che quando vengono da noi hanno già un’idea di cosa sia il rugby, oltre a competenze al piede che non disturberebbero certo”, ha chiosato Innocenti.

 

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