Lo si sapeva fin dal giorno dell’assegnazione, il Mondiale in Qatar vivrà di contraddizioni. Ad alimentare le polemiche, arrivano anche le dichiarazioni rilasciate al Times da Abdulaziz Abdullah al-Ansari, presidente del Comitato nazionale antiterrorismo del ministero dell’Interno e leader della sicurezza del Qatar, in merito all’impossibilità di sventolare bandiere arcobaleno a favore del movimento LGBT1+ nel corso della massima manifestazione calcistica per Nazionali.
Qatar, le dichiarazioni di Al-Ansari
Al-Ansari ha, infatti, spiegato:
Se un fan alzerà la bandiera arcobaleno e io gliela porterò via, non è perché voglio davvero farlo. Non è un insulto, ma un gesto per proteggerlo, perché se non lo farò io, qualcun altro intorno potrebbe attaccarlo. Non posso garantire per il comportamento delle altre persone. Gli dirò: “Per favore, non c’è bisogno di alzare davvero quella bandiera, qui allo stadio. Vuoi dimostrare la tua opinione sulla situazione, fallo in una società in cui sarà accettata”. Le persone hanno comprato un biglietto per vedere la partita, non per venire allo stadio e fare un gesto politico o difendere un loro ideale. Prenotare una stanza insieme, dormire insieme, questo è qualcosa che non ci riguarda. Siamo qui per gestire il torneo. Non andiamo oltre. Qui non possiamo cambiare le leggi. Non puoi cambiare religione per 28 giorni di Coppa del Mondo.
Qatar, le prime reazioni
Parole che hanno portato Chris Pauros, membro del comitato consultivo per l’inclusione della Football Association, a esprimere la propria preoccupazione circa la mancanza di dettagli in merito alla gestione e alla garanzia di sicurezza. Sulla stessa lunghezza d’onda, le dichiarazioni di Piara Powar, direttore esecutivo di Football Against Racism in Europe: “Sono stato in Qatar in numerose occasioni e non mi aspetto che chi sventolerà la bandiera arcobaleno possa essere attaccato. Il pericolo maggiore viene dalle azioni dello Stato. Il solo pensiero che la bandiera arcobaleno possa essere tolta alle persone per proteggerle non è accettabile“.
Qatar, la reazione dei tifosi
Sui social, la questione ha toccato molto i tifosi italiani, che non hanno mancato di commentare le parole di Al-Ansari. “Mi raccomando prima i soldi e poi i valori“, scrive qualcuno e ancora: “La colpa è di chi ha acconsentito a giocare i mondiali in Qatar”, “Andando a giocare in Qatar si sapeva benissimo a cosa si andasse incontro e quant’altro, è colpa del paese? Anche, ma è colpa di chi ha permesso di fare un mondiale in quel paese”.
Non manca chi spiega: “Si sapeva già, quindi inutile fare i moralismi ora“, oppure: “Per sbagliato che sia, bisogna rispettare gli usi e costumi quando si va in un altro paese.. poi vi lamentate se qui tolgono i crocifissi dalle scuole?”, e poi: “Giusto così bisogna rispettare la loro decisione…“, “Ogni paese propria cultura, leggi, religione”.
Tanti, poi, i tifosi azzurri che rivalutano positivamente la mancata qualificazione dell’Italia. C’è chi scrive: “Da una parte menomale che non andiamo a fare il mondiale in questo posto dove di calcio non capiscono una mazza” o anche: “Sono sempre più felice che l’Italia non si sia qualificata“, “Quasi meglio non andarci allora”, “Sai che forse…non partecipare a sto mondiale…”, “Un motivo valido per non essere a quel Mondiale“.