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Quagliarella dice basta: vita, prodezze e curiosità dell’highlander del gol

Ha vestito tante maglie tutte italiane, facendosi amare e segnando ovunque. Il bomber stabiese dai gol impossibili si arrende e a 40 anni dice basta

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Adesso è ufficiale: Fabio Quagliarella dice addio al calcio giocato. A 40 anni compiuti, svincolato da qualche mese, l’attaccante di Castellamare di Stabia appende le proverbiali scarpette al chiodo. “Non sono più in condizione di giocare” il laconico commento dell’uomo dai gol impossibili che ci ha fatto divertire e sognare nell’ultimo ventennio cambiando spesso maglia ma senza mai perdere la sua dote principale: l’istinto.

Costretto a smettere: la resa di Quagliarella

Cominciamo dal presente, che vede Fabio Quagliarella lontano da qualche tempo ormai dai campi di calcio. Il giocatore ha ammesso ai microfoni di Sky Sport, nel corso di uno speciale sul derby della Lanterna, di non poter più proseguire l’attività agonistica: “Se ho smesso? Sono costretto. Sono svincolato, ma sono in condizioni fisiche inaccettabili per poter scendere in campo. Avrò tutto il tempo per capire la strada da intraprendere“.

Il futuro è un rebus, il passato bello e tormentato

Insomma, il futuro è ancora un rebus. Chissà che Quaglia non possa continuare in qualche modo a dare il suo contributo al mondo del calcio. Ma intanto, come accade quando si smette, è il tempo di guardarsi indietro e fare il bilancio della propria carriera. Certamente positivo quello dell’attaccante campano, con qualche sliding doors che inevitabilmente ti fa chiedere se si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso.

La carriera dal Torino alla Samp passando per Napoli e Juve

Cresciuto nel settore giovanile del Torino, dopo qualche esperienza in giro per lo Stivale, Fabio Quagliarella ha fatto rientro alla base seppur in maniera fugace. Con Sampdoria e Udinese ha però potuto mettere in mostra tutte le sue qualità che gli sono valse la chiamata della sua squadra del cuore: il Napoli. L’avventura alle pendici del Vesuvio è però condizionata da fattori extra-campo che lo spingono nuovamente lontano da casa fino all’acerrima nemica Juventus.

In bianconero Quagliarella ha la possibilità di vincere gli unici titoli della sua carriera: tre scudetti e due supercoppe italiane. Prima di cambiare sponda della città e tornare ancora una volta al Torino. In granata la sua esperienza si conclude male: segna contro il Napoli e chiede scusa ai tifosi avversari in un gesto che i supporter piemontesi non gli perdonano. La Samp così lo riprende tenendolo con sé 8 anni fino all’ultima retrocessione in serie cadetta.

I gol che si pesano e non si contano

Fabio Quagliarella ha segnato tanto in carriera. Ma più che il numero dei suoi gol ciò che è rimasto e che rimarrà è la maniera, mai banale, in cui li ha realizzati. Difficile vederne qualcuno di rapina, sotto porta, facile facile da attaccante di razza. Il bomber stabiese se li è quasi sempre dovuti costruire tutti da solo, tirando da posizioni impossibili o facendo improbabili acrobazie che non davano scampo al portiere avversario.

Poteva raccogliere di più, anche in Nazionale dove ha totalizzato comunque 28 presenze segnando 9 reti. Ciò che gli rimane è l’affetto della gente per la passione che ha sempre messo in campo e che lo ha reso competitivo fino ai 40 anni. Bomber di provincia, affidabile anche per le big, con qualche notte europea da incorniciare come quella in cui segnò al Chelsea. Due anni fa poteva tornare alla Juve ma a Paratici rispose no grazie: non posso lasciare la Samp nei guai.

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