Il centrocampista del Cagliari Radja Nainggolan in un’intervista a Repubblica torna a parlare dell‘Inter, che in estate lo ha scaricato: “L’Inter l’ho portata in Champions col gol decisivo, ma il merito è di tutti. Sono contento che siano veramente forti quest’anno, auguro loro il meglio. Mi dispiacerebbe se vincessero lo scudetto? No, dispiacere no. Ma un po’ “rosicherei“: secondo me in quella squadra ci potevo stare”.
Il Ninja torna poi sulla sua tormentata estate, confessando tutta la sua amarezza: “La società su di me aveva preso una decisione. Conte alla società aveva chiesto dei giocatori. E se vuoi ottenere qualcosa devi anche dare. È strano trattare due anni fa un giocatore dicendo che non ne puoi fare a meno e due anni dopo non calcolarlo più: non mi pare logico…”.
Poi rivela un retroscena su Lukaku: “Se mi ha chiamato questa estate? Sì, l’ho sentito. Mi ha detto che stava andando a Milano, mi ha chiesto di aspettare: “Dai, quest’anno staremo insieme”, poi è successo il contrario”.
Domenica torna per la prima volta all’Olimpico da avversario contro la Roma: “L’anno scorso non ci ho giocato con l’Inter, non so bene cosa aspettarmi allo stadio. Spero non mi fischino. Se mi chiedete se avevo pensato di chiudere la carriera a Roma dico tranquillamente di sì. Lì ero felice, davo l’anima, avevo tutto quello che volevo. È stata una grande delusione andar via. Ma nella vita a volte le strade si riuniscono”.
L’amore per Cagliari: “Qui sono diventato uomo, e giocatore di calcio. È come tornare a casa. Cagliari è piccola, passeggio in centro, mangio una cosa fuori, vado dove mi porta il giorno”.
La malattia della moglie: “Claudia? E’ una donna forte e sta cercando di trasmettere pubblicamente un messaggio. Io sono più intimo, lei ha fatto una scelta ed è lei che deve decidere: vuol far capire che non bisogna vergognarsi, sono cose che bisogna combattere, una volta che ce le hai l’unica uscita è quella. Sta cercando di parlarne con persone, altre donne che hanno la stessa malattia per incoraggiarle a non vergognarsene mai”.
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