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Rafael e Fabio rivelano: "Anderson poteva essere il migliore al mondo"

I due gemelli e suoi ex compagni al Manchester United hanno parlato dell'ex centrocampista brasiliano nella loro autobiografia.

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Rafael e Fabio rivelano: "Anderson poteva essere il migliore al mondo" Fonte: Getty Images

Sembrava destinato a una carriera ricca di trionfi e traguardi incredibili. Il premio di miglior giocatore del Mondiale Under 17 del 2005 poteva essere solo l’inizio di una serie di successi a livello individuale e di squadra. Invece Anderson, centrocampista brasiliano, non è mai riuscito a spiccare definitivamente il volo e prendersi la scena. 

Arrivato al Manchester United dal Porto nell’estate 2007 con l’obiettivo di restarci a lungo e recitare un ruolo da protagonista, il classe 1988 finirà per deludere le attese, vestendo i panni di comprimario nei successi dei ‘Red Devils’. Poi l’inizio di un percorso tra l’Italia, con la breve e deludente esperienza di sei mesi alla Fiorentina, il Brasile con Internacional e Coritiba, e la Turchia, nell’Adana Demirspor, club in cui milita Balotelli e in cui Anderson lavora nello staff.

Una questione di fame e… McDonald’s. Almeno secondo i racconti di due ex compagni di squadra e connazionali, i gemelli Fabio e Rafael, che hanno parlato di Anderson nella loro autobiografia:  “Quando eravamo sul pullman della squadra, capitava che passassimo in una stazione di servizio sull’autostrada e lui cominciasse a urlare come un pazzo ‘McDonald’s, McDonald’s’. Era folle, ma gli volevamo bene. Se gli davi un pallone e poteva giocare in tranquillità, era uno dei più forti calciatori della Premier League”.

Secondo Fabio, il grande problema di Anderson nel corso della carriera sono state le sue abitudini tutt’altro che sane:  “Ha avuto molti problemi di infortuni importanti, che si sono aggiunti a quelli che aveva sia nell’orario che nel suo modo di mangiare. E queste cose pian piano hanno cominciato ad avere effetto su di lui. Non era un caso che la sua forma migliore la raggiungesse quando giocava parecchie partite di seguito, perchè quello era uno dei momenti in cui non poteva mangiare troppo”.

Stessa idea anche da parte di Rafael, che si sbilancia sulle potenzialità inespresse di una promessa divenuta incompiuta:  “Se fosse stato un calciatore più professionale, sarebbe potuto diventare il migliore del mondo. E lo dico assolutamente in maniera seria. Non so se lui ci ha mai pensato qualche volta. Ma gli piaceva avere una vita facile e semplice”.

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