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Ranieri torna a Napoli: il the al limone, i giornalisti da allenare e l'ultimo sfogo

La carriera del neo-tecnico della Roma prese il volo proprio dall'esperienza agrodolce in azzurro: un anno e mezzo nel post-Maradona, gioie e dolori

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

“Avete bisogno?”. Claudio Ranieri scendeva il vialetto di Soccavo col sorriso e si rivolgeva ai cronisti in attesa. Era il 1991 e per Napoli era l’anno I D.M, ovvero dopo Maradona. A quei tempi non c’erano tanti divieti per le interviste a tecnici e giocatori, ogni testata poteva scegliersi tranquillamente il calciatore da intervistare ma Ranieri andava oltre: parlava sempre alla vigilia della partita, dopo la partita, il giorno dopo la gara anche quando era libero per gli allenamenti, il giovedì per radio e tv ma capitava che di martedì o di mercoledì, vedendo la pletora di giornalisti si fermasse comunque a chiedere: “Avete bisogno?”. Anche questo è stato Claudio Ranieri nell’anno e mezzo a Napoli dove ha preso il volo la sua carriera dopo i primi exploit a Cagliari. Domenica, con la Roma, non sarà il suo primo ritorno in quello stadio che fu suo ma sicuramente è tra i più suggestivi per il Sir che ha accettato la sfida del cuore e che già si trova di fronte al derby col passato.

Ranieri fece dimenticare Maradona a Napoli

Il primo anno in azzurro fu tutto (o quasi) rose e fiori. Nei salotti televisivi c’era chi diceva: “E’ Ranieri il nuovo Maradona del Napoli”. Lui, Claudio, Maradona non l’ha mai allenato ma se lo ritrovava ovunque al centro di Soccavo, l’anno dopo il suo addio triste, solitario y final (“ci parlavo spesso al telefono, il suo amore per Napoli è stato incondizionato sempre”). Doveva ricostruire un ciclo dopo sette anni di Paradiso (che era anche il nome del centro sportivo azzurro) e fece centro al primo colpo con la collaborazione del ds Perinetti – anch’egli proveniente da Cagliari – che prese il posto di Moggi.

Ranieri e l’acquisto di Blanc

Con pochi rinforzi, tra cui spiccava un certo Laurent Blanc, Ranieri riuscì a creare una squadra solida e vincente, con Zola, Careca e Alemao fiori all’occhiello. Dopo aver lottato anche per il titolo nel girone d’andata ci fu un calo ma alla fine il quarto posto fu considerato un successo. A stagione in corso arrivò anche il rinnovo, festeggiato con una bottiglia di champagne assieme ai giornalisti perché Ranieri aveva capito che a Napoli, oltre alla squadra, doveva “allenare” anche i media. Sempre cordiale, sempre disponibile, una mossa vincente.

Ranieri british ante-litteram

Molto prima delle sue esperienze inglesi, tra Chelsea e Leicester, Ranieri era già un gentleman british: per la battuta pronta, per il suo amore per il the al limone, per il suo stile ma il secondo anno azzurro si rivelò un mezzo flop.

Lo sfogo di Ranieri sul mercato

Il colpo grosso fu Daniel Fonseca, bomber che aveva fatto esplodere a Cagliari, ma gli altri acquisti lasciarono a desiderare, a partire dall’atalantino Cornacchia fino al poco incisivo Thern. Il Napoli cominciò a balbettare, arrivavano sconfitte impietose e le prime critiche pesanti per Ranieri. In una delle sue ultime conferenze il tecnico romano si sfogò con la stampa: “Ma come, mi critichi proprio tu che sai benissimo che ero andato a cena con Shalimov per convincerlo e che avevo chiesto questi altri giocatori forti?”.

La mazzata finale fu l’1-5 al San Paolo col Milan, nell’ultimo allenamento si sentivano le urla del tecnico alla squadra: “Correre, correre, se non corriamo ci mangiano”. Il Milan si mangiò il Napoli quell’8 novembre del ’92, Van Basten ne fece quattro. E per Ranieri arrivò l’esonero. Domenica sir Claudio torna a Fuorigrotta. Ma non ha intenzione di farsi mangiare ancora.

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