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Rebecca Cheptegei è morta, la maratoneta ugandese bruciata viva con la benzina dal fidanzato: era a Parigi 2024

La maratoneta ugandese, che vive in Kenya, vittima di una vile aggressione da parte del compagno. Dalle prime informazione è morta per le gravi conseguenze delle ustioni che le coprivano quasi interamente il corpo

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Rebecca Cheptegei è morta, la maratoneta ugandese bruciata viva con la benzina dal fidanzato: era a Parigi 2024 Fonte: Getty Images

Rebecca Cheptegei, l’atleta ugandese di 33 anni, bruciata viva dall’ex compagno durante una lite violenta e sconsiderata pare per una vicenda di proprietà è spirata per le gravi conseguenze riportate nell’aggressione, che le ha causato gravi ustioni sul 75% del corpo.

Nonostante le cure immediate e il ricovero, i medici non sono riusciti nell’intento di consentirle di superare le gravissime conseguenze di quell’attacco fatale, avvenuto qualche giorno fa, precisamente domenica scorsa.

L’aggressione a Rebecca Cheptegei con la benzina

Rebecca Cheptegei è morta, quindi, a pochi giorni dall’essere stata cosparsa di benzina e data alle fiamme dal suo ex fidanzato, affermano le autorità ugandesi stando a quanto riporta la BBC.

Le autorità del Kenya nordoccidentale, dove Cheptegei si era trasferita dall’Uganda e dove si allenava, hanno dichiarato che è stata presa di mira dopo essere rientrata dalla chiesa. Un rapporto depositato da un amministratore locale sostiene, stando a questa ricostruzione, che la maratoneta e il suo ex compagno si stavano contendendo un pezzo di terra. Sulla tragica morte di Rebecca è in corso un’indagine da parte della polizia.

Attacco vile e violento

Secondo quanto riferito nell’immediato dal sito Africanews, Rebecca Cheptegei, maratoneta di origine ugandese arrivata al 44° posto alle recenti Olimpiadi di Parigi, era stata aggredita nella sua casa nella contea occidentale di Trans Nzoia al culmine di una discussione che ha sconfinato nella violenza.

Secondo quel che riporta il sito e che anche la BBC conferma, Cheptegei dopo la vile aggressione sarebbe stata salvata dai vicini che l’hanno soccorsa nella sua casa nella cittadina di Endebess.

Il cordoglio e la preoccupazione della Federazione

C’è preoccupazione per i crescenti casi di violenza contro le atlete in Kenya, molti dei quali hanno causato la morte delle vittime.

“Siamo profondamente addolorati nell’annunciare la scomparsa della nostra atleta, Rebecca Cheptegei, avvenuta questa mattina presto, tragicamente vittima di violenza domestica. Come federazione, condanniamo tali atti e chiediamo giustizia. Che la sua anima riposi in pace”, ha affermato la federazione atletica dell’Uganda in un post su X.

La famiglia non ha ancora confermato la sua morte, ma il dottor Owen Menach, direttore del Moi Teaching and Referral Hospital di Eldoret, dove era stata ricoverata, ha dichiarato ai media locali che l’atleta è morta a causa della scompenso di tutti gli organi.

Le condizioni e le comunicazioni ufficiali

Anche l’ex fidanzato di Cheptegei è ricoverato in ospedale, ma con ustioni meno gravi. È ancora in terapia intensiva, ma le sue condizioni “stanno migliorando e sono stabili”, ha detto il dott. Menach.

“La coppia è stata sentita litigare fuori casa. Durante la lite, il fidanzato è stato visto versare un liquido sulla donna prima di bruciarla”, ha detto il capo della polizia locale Jeremiah ole Kosiom, citato dai media locali e dalla stessa BBC.

“Questo è stato un atto codardo e insensato che ha portato alla perdita di una grande atleta. La sua eredità continuerà a durare”, ha detto il capo del comitato olimpico dell’Uganda Donald Rukare su X.

Parlando con i giornalisti, all’inizio della settimana il padre di Rebecca, Joseph Cheptegei, ha dichiarato di aver pregato “affinché vi fosse giustizia per mia figlia”, aggiungendo di non aver mai assistito a un atto così disumano in vita sua.

I media locali hanno pubblicato la drammatica testimonianza di una delle due figlie di Cheptegei – riportata dal Daily Mail – che ha riferito i suoi tentativi disperati di salvare in qualche modo la madre in balia delle fiamme:

“Lui mi ha preso a calci mentre cercavo di correre in soccorso di mia madre. Ho gridato subito aiuto, attirando l’attenzione di un vicino che ha provato a spegnere le fiamme con l’acqua, ma non è stato possibile”, la terribile cronaca di quei minuti vissuti da una ragazzina inerme, colpita a sua volta dall’aggressore.

La carriera della maratoneta

La passione peer l’atletica le aveva fatto scoprire la maratona: la scelta di trasferirsi in Kenya per avvicinarsi alle strutture più adatte e crescere ancora come sportiva era stata dettata da questa visione.

Cheptegei si è classificato 44° nella maratona alle recenti Olimpiadi di Parigi e aveva vinto anche l’oro ai Campionati mondiali di corsa in montagna e trail running a Chiang Mai, in Thailandia, nel 2022, a evidenziare il suo talento. La dedizione che i suoi cari, suo padre ricordano. Tocca a lui chiedere giustizia per Rebecca, oggi. E lo fa con queste dichiarazioni: “Erano solo amici e mi chiedo perché volesse portar via delle cose che appartenevano a mia figlia”.

Strage continua: i precedenti allarmanti

I precedenti, antecedenti a questo atto di violenza inaudita, destano timori e ciò emerge anche dal messaggio della Federazione e del suo presidente. Nel 2023, il corridore olimpico e siepista ugandese Benjamin Kiplagat è stato trovato morto con ferite da taglio. L’anno precedente, l’atleta keniota del Bahrein Damaris Muthee è stata trovata morta vittima, stando al rapporto post-mortem dei medici legali, di strangolamento.

Rebecca è l’ultima vittima di questa spirale di violenza inaudita e inaccettabile che ha destato indignazione ovunque, per la crudeltà gratuita che ha determinato la sua morte.

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