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Roman Abramovich, chi è l'oligarca mediatore proprietario del Chelsea

L'infanzia difficile, la costruzione di un impero, le sue fortune e la vita privata: quel che sappiamo del mediatore Russia-Ucraina Roman Abramovich

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Sarebbe stato investito del delicato ruolo di mediatore nei complessi negoziati tra Russia e Ucraina, in un pubblico riconoscimento da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Qual è il vero ruolo affidato all’oligarca Roman Abramovich? Oggi come ieri, un simile quesito è più che pertinente, oltre che legittimo: il Wall Street Journal ha rivelato come l’oligarca russo sia stato vittima di un presunto tentativo di avvelenamento, assieme ad alcuni delegati ucraini a inizio marzo.

Vista carente, pelle squamata, sensazione di malessere generale: i sintomi sarebbero riconducibili all’avvelenamento, ma di più non è dato sapere anche se il suo portavoce non ha esitato ad avanzare questa ipotesi.

Abramovich mediatore tra Russia e Ucraina: che cosa sappiamo

La funzione di Abramovich è, però, una chiave da comprendere, da approfondire vista l’esiguità di informazioni. Forse anche da capire, poiché anche nel cerchio magico sarebbe la sua una veste assolutamente speciale, diversificata e imparagonabile a quella degli altri oligarchi russi.

Questa sua investitura gli avrebbe evitato le sanzioni economiche che gli Stati Uniti gli avrebbero riservato e che in Gran Bretagna gli sono state inflitte. Invece, da parte del presidente americano Joe Biden ci sarebbe stata maggiore cautela, in considerazione proprio della mediazione che potrebbe concretizzarsi in una auspicabile distensione tra Russia e Ucraina e che stando al Financial Times, sarebbe stato considerato in qualità di mediatore dallo stesso Vladimir Putin.

Abramovich avrebbe consegnato una lettera personale di Zelensky a Putin, circa una settimana prima di questi nuovi negoziati in cui è stata richiesta l’astensione da cibo e bevande dopo l’esplosione del caso di presunto avvelenamento. Un ruolo che ha ottenuto, fino ad ora, risultati altalenanti.

Vicino in passato a Putin, ne godrebbe ancora della considerazione anche se è assai arduo sbilanciarsi su come e quanto siano profondi i rapporti tra l’oligarca e il presidente russo. Quel che pare certo, invece, è quanto Abramovich si sia mosso per mettere al riparo alcuni beni in Turchia tra cui le sue barche e una buona fetta del suo patrimonio. E quanto si stia prodigando per raggiungere un equilibrio tra Ucraina e Russia dopo le settimane di guerra.

Le origini di Abramovich e del suo impero

Roman Abramovich, in fondo, riassume in sé tanto della Russia e della sua immane molteplicità di un recente passato, antecedente alla caduta del muro di Berlino e alle conseguenze immediate.

Cinquantacinque anni, di origini ucraine e ebraiche, la sua esistenza è stata funestata da lutti terribili che lo hanno costretto a migrare e a vivere presso dei parenti che gli hanno offerto sostegno e calore, dopo la morte ad appena tre anni di sua madre Irina e poi del padre, a quattro. Conclusi gli studi in un istituto tecnico industriale, seppe però attingere a risorse imprenditoriali inattese e intelligenti, quando la Russia di Gorbaciov e Eltsin si seppe aprire.

Tra il 1992 e il 1994 ha fondato cinque diverse aziende di import/export, specializzandosi sempre di più nel settore del commercio di petrolio e prodotti derivanti da esso. Sibneft è stata poi la svolta: nel 1995, insieme a Boris Berezovskij, ha acquisito la quota di controllo di Sibneft per diverse decine di milioni di dollari, ottenendone in prestito circa un centinaio in cambio di quote minori; la compagnia ha aumentato enormemente il proprio valore nel giro di breve tempo. Nel 1996, Abramovich ha poi acquistato Aeroflot ed è entrato nell’azionariato del Trans World Group.

La sua variegata attività di imprenditore si è declinata anche in altri ambiti: ha venduto le sue quote di Sibneft a Gazprom per tredici miliardi di dollari, reinvestendo il tutto in Evraz, e nel 2003 nel calcio, acquisendo il Chelsea e destando anche l’interesse da parte delle autorità britanniche.

Il passaporto israeliano e gli attriti con gli inglesi

Nel 2018, oltre al passaporto russo e portoghese, ha acquisito anche quello israeliano in virtù delle sue origini ebraiche: in quella fase questa decisione – che suscitò molte polemiche visto che fu innescata dalla crisi inglese-russa scaturita dal caso Skripal– lo rese ancora più noto oltre che l’israeliano più ricco al mondo. Secondo Forbes, la bibbia in questo caso, si tratterebbe dell’uomo al posto numero 113° della classifica mondiale dei più ricchi.

Passando alla sua vita privata, molto intrigante, Abramovich si è sposato tre volte e ha avuto in totale sette figli: Olga Yurevna Lysova, dalla quale ha divorziato nel 1990, Irina Malandina, con la quale è finita nel 2007, Daria Zhukova dalla quale è separato. Una famiglia allargata e da tutelare.

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