Non gioca più da anni ma Marcel Desailly è rimasto nel mondo del calcio come “unità di misura”. Quando si impone un giocatore fisicamente prestante che viene messo a giocare davanti alla difesa, ecco l’etichetta immancabile “alla Desailly”. Perchè il francese è diventato nel tempo il modello ideale del frangiflutti double-face, capace di fare filtro ed impostare, di difendere e di sgroppare avanti. Un campione vero che ha fatto la fortuna del Milan per anni. Quando nacque non era ancora Marcel Desailly, e non solo perchè non era famoso ma proprio perchè aveva un altro nome. Il suo nome anagrafico era Odonkey Abbey, ma dopo il matrimonio tra sua madre e il console francese nella capitale del Ghana lui e i suoi fratelli vennero adottati da quest’ultimo, che diede loro il suo cognome e nomi più consoni alla tradizione transalpina. Fu così che Odonkey Abbey a soli quattro anni si trasferì in Francia dove divenne Marcel Desailly e cominciò a seguire le orme del suo fratellastro Seth Adonkor, di sette anni più grande, nelle giovanili del Nantes. Difensore o centrocampista di grandi mezzi fisici e capace di dominare il campo, Seth venne soprannominato “La Roccia” dal tecnico Suaudeau e per Marcel divenne un punto di riferimento al quale ispirarsi nella sua crescita come calciatore.
LA TRAGEDIA – Purtroppo, a soli 23 anni Seth è scomparso di un incidente d’auto e per dare la terribile notizia a Marcel la dirigenza del Nantes scelse quello che, allora come oggi, era il suo migliore amico: un certo Didier Deschamps, suo coetaneo e compagno di squadra. Poi passò al Marsiglia ed esplose. «Quando penso alla mia esperienza al Marsiglia mi sembra di averci vissuto cinque-sei anni, in realtà ci sono stato solo un anno e due mesi». Il primo successo personale importante traghetta Marcel verso la sua piena giovinezza calcistica, il momento di massimo splendore della sua carriera. L’incrocio con il Milan a Monaco è fatale: nell’ottobre dello stesso anno si veste di rossonero. Ariedo Braida, in missione a Marsiglia per Alen Boksic, rimane colpito dalle doti fisico-tecniche del difensore e lo consiglia al Milan, che lo acquista per quasi undici miliardi di lire (unico acquisto di quella sessione autunnale).
I RECORD – Desailly è stato il primo giocatore a compiere l’impresa con due squadre diverse: nel 1993 con il Marsiglia (contro il Milan) e nel 1994 con il Milan (contro il Barcellona, battuto 4-0 anche grazie a un suo gol). «A Milano arrivai da perfetto sconosciuto, senza pretese. Davanti a me per i tre posti da straniero c’erano van Basten, Boban, Savicevic, Raducioiu, Laudrup e pure Papin, che era Pallone d’Oro. Insomma, ero l’ultimo. Capello mi mandò in campo perché diceva che mi allenavo bene. E mi lasciava tirare pure i calci di punizione, non una grande idea». Spostato dalla difesa al centrocampo Desailly divenne il n.1 nel ruolo e vinse tutto con Milan e Francia, ma anche col Chelsea dove ha lasciato ricordi indelebili. Lo ricorda ancora Terry: «Marcel non parlava spesso, E allora un giorno gli chiesi perché e, nonostante fossi soltanto un ragazzino, mi degnò di risposta: “Perché se parli troppo la gente si abitua e dopo non fa più effetto. Io parlo solo quando c’è qualcosa d’importante da dire”. Oggi Desailly non allena e non fa il ds, ama usare i social e si è dato alle televisioni. Ha fatto il commentatore tecnico per molte emittenti internazionali.