La sua stagione in Serie A1 Tigotà è cominciata col pilota automatico innestato: 10 punti nell’esordio contro Busto Arsizio, con 8 attacchi vincenti (su 12 tentati), un ace e un muro. Giusto per ricordare al mondo che Sarah Fahr è tornata e non ha la benché minima intenzione di abbandonare quel palcoscenico dal quale è rimasta fuori per troppo tempo. Ricordando anche i momenti più delicati di un percorso che non è stato sempre in discesa, come ha raccontato sul palco di Show4Healt in una sorta di “confessione” arrivata a ridosso della partenza della nuova stagione.
- La rivincita in campo e fuori
- L'episodio che le ha cambiato la prospettiva
- I disturbi alimentari e il "vortice"
La rivincita in campo e fuori
La medaglia d’oro olimpica in qualche modo ha ricompensato Sarah di tante sventure e le ha riconsegnato un sorriso a 32 denti. A suo agio anche davanti ai riflettori, dai quali spesso era fuggita via tra uno stop e l’altro. “Non ho mai amato molto le luci della ribalta, ma poi quando sali sul palcoscenico e riesci a mostrarti per quello che sei la cosa assume un valore e un significato differente.
La mia è stata una storia molto particolare nella quale la sofferenza è entrata a più riprese, ma ogni situazione negativa mi ha dato qualcosa per cui valesse la pena guardare avanti. Senza tutto quello che ho passato non sarei mai diventata la persona che sono ora”.
Una che vede il buono delle persone a prescindere da quelle che possano essere le loro intenzioni. “Sono una persona buona e positiva, e mi piace pensare che lo siano anche gli altri. E poi sono fortunata: chiamo “lavoro” quella che in realtà è da sempre una mia passione, cioè la pallavolo. Gli infortuni fanno parte del gioco, ma i problemi “gravi” sono altri e penso che molta gente possa spiegarlo molto meglio di quanto potrei farlo io”.
L’episodio che le ha cambiato la prospettiva
Nata in Germania da genitori tedeschi, ma trasferitasi da piccola in Italia per motivi di lavoro familiari, Sarah ha vissuto un momento di svolta un paio di anni fa, quando stava tentando di rientrare dall’ennesimo infortunio al crociato del ginocchio destro. “Ho raccontato tante volte l’episodio che ho vissuto sul treno, diretta a Roma per la seconda operazione.
Mentre stavo leggendo un libro uno sconosciuto ha cominciato a parlarmi. All’inizio ero infastidita, anche perché provando a parlare con lui mi ritrovai davanti un muro, insensibile al mio dolore sia fisico che morale. Quando però mi raccontò di essere stato semiparalizzato, e di essere comunque riuscito a tornare a camminare, lì ho capito che anche dovevo trovare la forza di risollevarmi. Non ci siamo ancora rivisti, ma so che ha una libreria a Venezia e spero di andarlo a trovare presto”.
I disturbi alimentari e il “vortice”
Una sfida complessa che Sarah aveva dovuto affrontare prima ancora degli infortuni è stata quella dei disturbi alimentari. “Ne ho sofferto tanto e non è stato facile uscirne. Ricordo di essere arrivata a Conegliano, ma di non stare affatto bene: mangiavo e mi abbuffavo senza un criterio, arrivando a vomitare, poi alcuni giorni mi tenevo a dieta strettissima.
Mi ero completamente chiusa, non stavo bene con me stessa e tantomeno con gli altri. Ne sono uscita solo per via di quella mia predisposizione a voler guardare le cose sempre in modo positivo, ma è stato veramente difficile e senza l’aiuto di uno psicologo non ne sarei mai venuta fuori”.
Ammettere le proprie debolezze è stato il primo passo per tornare a vivere in modo più sereno e felice. “Quando si è atleti, specie nel nostro mondo, si è sempre in un vortice, perché non c’è mai un attimo di pausa. Il mio fidanzato mi chiede sempre se mi stia rendendo conto di quello che sto facendo, ma io gli rispondo di non avere il tempo materiale per elaborare il tutto.
Due mesi fa vincevo l’oro a Parigi, una settimana fa ho vinto la Supercoppa e adesso siamo di nuovo in campo, presto impegnate anche di mercoledì con le coppe europee. È una vita che non ti da tregua, ma se la testa è a posto tutto diventa più bello”.