Pazzo di Piatek. L’esordio da titolare sfolgorante del nuovo bomber del Milan ha stregato Mario Sconcerti che ne traccia le lodi nel suo editoriale sul Corriere della Sera, dove evoca paragoni illustri e richiama anche le teorie di Einstein. Sconcerti scrive: “Il primo vantaggio di Piatek è che non ha un fisico simmetrico. Ha il tronco lungo, le gambe concentrate, trova equilibrio nella potenza che sotto scatto producono i muscoli delle cosce (enormi). Rocco lo diceva spesso, diffidate degli attaccanti troppo belli perché saranno spesso normali. Non avranno movimenti scoordinati, quelli veri che portano al gol. Prati era uno che sembrava sempre cadere. Riva ondeggiava e sapeva quasi ciabattare il pallone, tirava spesso sbilenco più che di forza. Piatek è come la grande idea di Einstein, acquista massa con l’energia, si trasforma correndo. E ha tempi strettissimi nel farlo, quasi musicali. Il modo in cui si è fermato e tornato indietro all’inizio del secondo gol lasciando stupito e lontano uno come Koulibaly, avviene solo se hai musica nei muscoli, se sai abbinare il tempo alla forza. Koulibaly nemmeno reagisce, non si è accorto di niente. Era caduto nella normalità di Piatek, non nella sua”.
IL PARAGONE – Quel secondo gol risponde anche ad un’altra domanda: a chi assomiglia Piatek? Credo a Batistuta. Il secondo gol di Piatek era un classico di Batistuta. Il vantaggio di Batistuta su Piatek è che l’argentino era anche proporzionato, quasi scultoreo, portava paura e fascino insieme. Il difensore subiva la somma del carisma. Piatek è 183 centimetri per 77 chili, Batistuta 185 per 73. Piatek ha cominciato segnando, Batistuta ha imparato più tardi, ma non ha mai smesso. C’è un’altra particolarità importante che lo avvicina a Batistuta, la rapidità con cui si accende, la sincronia con cui lo fa. Quasi non pensasse, avesse la capacità di agire subito insieme al pallone. Questo vuol dire avere tecnica spontanea, nessuno te lo può insegnare.
PENSARE CON I PIEDI – Significa pensare anche con i piedi. Batistuta aveva questa qualità, se ce l’hai prendi sempre in contropiede il tuo avversario. È una diversità che paghi in qualche altra parte di campo, in altri momenti di partita. Sono attaccanti questi che non possono essere sempre dentro la partita, la loro gara è spesso un agguato, scompaiono per riapparire, hanno bisogno di pause. Ma è la continuità nel gesto pericoloso, senza polvere, quello che li rende unici. Bisogna avere il coraggio di esporsi. Fateci caso: Piatek non tira mai diritto, ha sempre una differenza, anche davanti al portiere, anche davanti all’ovvio. Non è mai lo stesso gol”.