Sembra ormai passata un’eternità dall’estate scorsa, quando, all’alba di una nuova stagione sportiva, non erano ancora state definite le modalità di trasmissione delle gare del campionato cadetto.
Il nodo legato ai diritti televisivi era stato sciolto a seguito di un comunicato della Lega B del 12 agosto 2024, a soli quattro giorni dal via ufficiale del campionato. DAZN, il broadcaster individuato, si aggiudicava così l’assegnazione dei diritti televisivi in co-esclusiva per una cifra che, secondo quanto riportato dalla stampa, si aggirava intorno ai 13 milioni di euro a stagione.
- Tra LaB Channel e DAZN
- Come funzionano i diritti tv in Italia e come potrebbero essere modificati
- Impatti sulla Serie B
Tra LaB Channel e DAZN
Entrambe le compagini, Lega B e DAZN, si dichiaravano soddisfatte dell’accordo raggiunto. Inevitabilmente, per l’emittente inglese si è trattato di un investimento importante, tenuto anche conto dell’aumento delle cifre pattuite rispetto al triennio precedente per garantirsi la trasmissione del campionato cadetto. Questo, certamente, a testimonianza del crescente appeal che esercita il campionato di Serie B nei confronti del grande pubblico.
Appena pochi giorni dopo la riconferma di DAZN, la Lega B ufficializzava la nascita della collaborazione con Prime Video, che avrebbe portato dopo qualche mese alla nascita di LaB Channel. Da dicembre 2024, infatti, è possibile seguire il campionato cadetto anche sulla piattaforma di streaming. In questo caso, si tratta di un di più rispetto alla mera cessione dei diritti audiovisivi: LaB Channel è a tutti gli effetti un canale della Lega B, utile anche a colmare i minori ricavi derivanti dalla minore cifra ricavata dai broadcaster rispetto al triennio precedente (negli anni 2021-2024 la Lega B incassava 43 milioni di euro).
A DAZN e a LaB Channel, alla fine, si è aggiunta Sky (che fino all’anno prima trasmetteva tutto il campionato insieme a DAZN) per la trasmissione degli highlights e per il pacchetto dedicato a bar e hotel dedicato alla trasmissione di alcune gare del campionato a partire dalla trentunesima giornata. Insomma, si tratta di un puzzle complesso, ma che potrebbe subire ancora delle modifiche.
Come funzionano i diritti tv in Italia e come potrebbero essere modificati
Attualmente, la titolarità e la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi diritti tv sono regolate dal decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9, anche chiamato “Decreto Melandri”. La portata innovativa del Decreto Melandri riguarda principalmente i principi di trasparenza e di competitività nell’assegnazione dei diritti audiovisivi in tema di competizioni sportive. In virtù di questo decreto non è possibile, quindi, che un singolo operatore abbia il monopolio nella trasmissione degli eventi sportivi.
Nonostante questo intervento legislativo sopravviva da quasi 18 anni, sembra che questo decreto legislativo possa essere superato. Di questi giorni è la notizia secondo cui il Parlamento avrebbe delegato l’Esecutivo per apportare una riforma sportiva ampia, che apporterebbe modifiche in diversi settori: dalle scommesse (con eventuale superamento del Decreto Dignità) alla commercializzazione dei diritti audiovisivi.
Secondo quanto previsto dalla legge delega (articolo 3, comma 1, lettera a) è possibile che i diritti vengano concessi ad un singolo operatore per un periodo non superiore a tre anni. Non è detto che l’assegnazione ad un singolo operatore sia la regola; tuttavia, questa possibilità è sicuramente un’innovazione rispetto al decreto legislativo precedente. La nuova disciplina si applicherebbe a tutte le competizioni professionistiche aventi inizio dopo il 1° luglio 2026.
Impatti sulla Serie B
Ad oggi è molto difficile fare delle predizioni, anche perché la Lega B ha già siglato accordi fino al 2027. È improbabile che cambi l’attuale panorama dei diritti televisivi.
Non è però da escludere che, superato il triennio, si possano concedere i diritti in esclusiva ad un singolo operatore per la trasmissione delle gare del campionato cadetto