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Serginho, maledizione infinita: dai gol sbagliati al Mundial ‘82 contro l’Italia al carcere

La vita tormentata di Serginho, ex centravanti del Brasile, disastroso nell'82, finito dietro le sbarre per non aver pagato gli alimenti alla moglie

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Una carriera e una vita tormentata, quello di Serginho Chulapa, ex attaccante ribelle del Brasile, finito nei giorni scorsi in carcere per non aver pagato gli alimenti all’ex moglie. A 69 anni il gigante che ha legato il suo nome soprattutto a San Paolo e Santos continua a far parlare di sé. E non per vicende che esaltano il suo passato da calciatore.

Dal Mundial ’82 al carcere: la parabola discendente di Serginho

Per chi ha avuto la fortuna di godersi il trionfo dell’Italia al Mondiale in Spagna del 1982, il nome di Serginho non è affatto ignoto. Già, perché proprio lui guidava l’attacco di un meraviglioso Brasile che poteva contare sui colpi di Zico, Falcão, Sócrates e Junior. Ma il centravanti di San Paolo non aveva la loro qualità e fu decisivo (in negativo) nello storico successo dell’Italia per 3-2 (tripletta di Paolo Rossi) con i suoi sciagurati errori sotto porta. In particolare uno, quando sprecò nel peggiore dei modi solo davanti a Dino Zoff.

Serginho arrestato in una stazione di servizio: ecco cosa è successo

L’ex calciatore si trovava in una stazione di servizio a Santos, quando è stato riconosciuto da un poliziotto e ammanettato. Già, in Brasile chi non paga gli alimenti per il mantenimento dei figli finisce dietro le sbarre. Non è la prima volta che Serginho si trova nei guai. Solo qualche settimana aveva perso il suo appartamento a San Paolo per spese condominiali non pagate che ammontavano a circa 140mila euro.

Tra squalifiche e litigi: la vita tormentata di Serginho

Di gol ne ha segnati tanti nell’arco della sua carriera terminata a 40 anni nel 1993. Me ne ha combinate altrettante. Pensate: nel 1978 il San Paolo lo perse per 11 mesi (in realtà in un primo momento la squalifica era di 14 mesi), perché diede un calcio al guardalinee. E non andò meglio da allenatore: nel 1994, infatti, si scagliò contro un giornalista e il Santos fu costretto a licenziarlo.

Il Santos, la sua ancora di salvezza. Per l’ennesima volta

Il Peixe lo ha successivamente reintegrato e inserito tra le vecchie glorie del club. Serginho, dunque, non manca mai a eventi e incontri organizzati in rappresentanza della squadra che fu di Pelé. Ma non solo. Il Santos ha fatto anche altro per lui. Se è stato scarcerato, lo deve soltanto al club, che ha provveduto a saldare il suo debito.

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