E’ di poche settimane fa la rivoluzione epocale per quanto riguarda gli arbitri. Il nuovo presidente dell’AIA Alfredo Trentalange ha infatti disposto che da ora in poi, i direttore di gara potranno parlare dopo le partite delle decisioni prese in campo .
In quest’ottica, l’ex arbitro internazionale Nicola Rizzoli è protagonista della serie “La mente nel pallone” su DAZN:
“Credo che conoscere meglio la figura dell’arbitro possa servire a capirli maggiormente. Quindi conoscersi per cercare di essere compresi maggiormente e capire che in fin dei conti dietro la figura dell’arbitro non c’è una persona ostile, ma semplicemente un uomo”.
Questa intervista entra nel dettaglio sui compiti del direttore di gara e di come si debba comportare in campo e fuori:
“Il paragone che normalmente faccio è con un corridoio di una camera d’albergo con circa 300 porte in cui dietro sono celate delle stanze, ogni stanza è una decisione. Sono circa 300 quelle che l’arbitro prende dall’inizio alla fine, la maggior parte delle quali poco importanti, molte magari riguardano il lavoro di squadra e il fuorigioco, e sono una trentina, trenta-quaranta le decisioni veramente importanti, di cui una o due possono cambiare il risultato di una partita. Quindi è estremamente importante che un arbitro entri all’interno di una stanza, guardi velocemente quello che c’è da guardare, chiuda la porta e valuti. Tutto quello che deve fare lo deve fare in un decimo di secondo. La cosa importante da fare è mantenere queste porte chiuse perché se prendi una decisione e la porta ti rimane aperta, e la decisione ti echeggia all’interno delle stanze successive questa può influire le decisioni future. Quindi il compito dell’arbitro è assolutamente quello di entrare, vedere, decidere e chiudere senza mai tornare si quella che può essere una decisione”.