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Sinner e la Wada, il patteggiamento è una sconfitta per tutti: l’ombra su Jannik, l’esercito degli haters si moltiplica

La squalifica di tre mesi che dovrà affrontare il numero 1 del mondo chiude solo una parte del caso doping che lo ha visto coinvolto: non c’è solo Kyrgios, tutti i risvolti di una vicenda che è solo all’inizio

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Una scelta opportuna, una valutazione fatta da Jannik Sinner e dal suo staff per il futuro: il patteggiamento è stato salutato con moderato entusiasmo da parte dei tifosi dell’altoatesino ma la sensazione è che la vince legata a quella maledetta positività al clostebol non si sia ancora conclusa, almeno non da un punto di vista mediatico.

La sconfitta della WADA

Una situazione “win-win” per molti ma forse a leggerla bene, il patteggiamento tra Wada e Sinner rischia di essere una sconfitta per tutti, a cominciare proprio dall’agenzia mondiale antidoping. Le nubi sulla Wada ci sono da tempo, in Italia l’organizzazione è diventata sinonimo della “persecuzione” ai danni di Alex Schwatzer ma i casi controversi sono moltissimi.

La sensazione è che nel caso riguardante Jannik Sinner si sia creato un clamoroso cortocircuito con la Wada che ha presentato un ricorso che rischiava di perdere e che avrebbe minato ancora di più la sua credibilità. Di sicuro quella ottenuta oggi non è una vittoria nella lotta al doping se per stessa ammissione della Wada, Sinner non era colpevole di un’assunzione volontaria né di un tentativo di alterare le sue prestazioni. E il modo in cui tutto è avvenuto lascia ulteriori perplessità.

L’ombra su Jannik

Il primo punto da cui è doveroso partire è un chiarimento, semplice ma allo stesso tempo necessario: accettare un patteggiamento non equivale ad ammettere la colpevolezza. La scelta di Sinner è stata quella più corretta per molti punti di vista: una squalifica di tre mesi che gli toglie molto della stagione sul cemento all’aperto, la difesa del titolo a Miami e anche molti dei tornei sulla terra rossa (Montecarlo e Madrid) ma che non solo gli permette di essere a Roma per la felicità del presidente Binaghi ma anche di salvare i due slam europei (Roland Garros e Wimbledon). Tutto giusto dunque se non fosse che sulla carriera di Sinner, almeno nei prossimi anni rimarrà un’ombra. Senza tralasciare che anche all’intero del tour ci sono molti malumori per quanto successo.

Non solo Kyrgios, l’esercito degli hater cresce

Nel corso degli ultimi mesi il ruolo di hater è stato assunto dall’australiano Nick Kyrgios. E ovviamente anche dopo le ultime novità sono arrivati attacchi a raffica nei confronti di Sinner. Ma l’annuncio del patteggiamento sembra aver scatenato un’ondata crescente di indignazione come dimostrato anche dalle parole di Stan Wawrinka.

A domandarsi come l’ipotesi di un patteggiamento in un caso di doping sia stata possibile sono stati in tanti come la tennista Tara Moore che ha dovuto lottare per 19 mesi per vedersi prosciolta dall’ITIA (“Qualcuno mi spiega come sia possibile un patteggiamento?”), ma anche il russo Kafelnikov è andato all’attacco: “Se sei sicuro della tua innocenza perché decidi di accettare una sospensione di tre mesi”. Fino ad arrivare a personaggi che con lo sport non hanno nulla a che fare come il controverso giornalista Piero Morgan: “Non ho mai pensato che un caso di doping potesse essere negoziato. Che buffonata”.

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