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Spalletti rivela la sua colpa maggiore, spiega no a Chiesa e sì a Tonali e perché non si è dimesso

Il ct della Nazionale torna sulla disfatta a Euro2024, spiega come intende cambiare il gioco degli azzurri e il perché di queste convocazioni

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

L’avevamo lasciato il 30 giugno scorso assieme a Gravina in Germania, mentre provava a spiegare i perché di un disastro non annunciato, dopo l’eliminazione con figuraccia annessa da quegli Europei dove l’Italia arrivava da campione in carica. Avevamo sentito troppi alibi e poche ammissioni di colpe per una spedizione rivelatasi fallimentare tra richieste di dimissioni e accuse di ogni tipo. Ritroviamo Luciano Spalletti due mesi dopo, alla vigilia delle gare di Nations League con Francia e Israele, uguale a se stesso. E con una nazionale ancora troppo simile a quella bocciata a Euro2024. Il ct spiega tutto in sala stampa a Coverciano, si prende tutte le colpe del flop in Germania, rivela di aver passato una brutta estate ed annuncia un nuovo corso.

Spalletti si prende tutte le colpe per Euro2024

Spalletti si mette a nudo. Non perde la consuetudine di tenere conferenze un po’ “filosofiche” ma non nasconde niente, dagli errori che ammette di aver fatto ai motivi delle scelte sulle convocazioni, annunciando anche un cambio definitivo nel sistema di gioco dopo oltre un’ora di conferenza.

Il ct rivela le sue riflessioni di questi due mesi: “Ho passato una brutta estate, bruttissima. Quando si parla di fallimento europeo va fatta un’analisi più corretta perché ci si riferisce a quella con la Svizzera, che è stata bruttissima. Anche con la Spagna è stata brutta ma poi abbiamo visto il loro cammino, ci sono meriti anche da parte loro. Con la Svizzera è stata brutta soprattutto come atteggiamento, siamo stati arrendevoli, tradendo la nostra forza e la nostra storia. Mi sento responsabile di questo. Io penso che tutto quello che mi succede intorno dipende al 100% da me, anzi 98% da me, 1% da Baldini e Domenichini ma i giocatori sono sollevati. A loro, come ho detto oggi, ho messo troppa pressione addosso togliendogli la gioia di vestire quella maglia. Ora devo portare un messaggio differente, devo essere il primo a credere che si abbia una forza differente, a non arrendersi di fronte a qualsiasi difficoltà e ad avere fiducia nel lavoro che posso portare avanti. Vado a tentare di creare un nuovo gruppo trasferendo meno pressione addosso”.

Spalletti spiega le convocazioni

Si arriva dunque alle convocazioni, c’è Tonali ma non c’è Chiesa: “Ci siamo sentiti con Chiesa e abbiamo fatto una valutazione equilibrata, l’avrei portato senza farlo giocare e lui mi ha detto che doveva fare una preparazione diversa al Liverpool con allenamenti duri e diversi metodi di lavoro, eravamo convinti che sviluppasse questo lavoro per poter poi tornare con noi ma fa parte del gruppo. Tonali si è allenato bene, è tornato a giocare, noi nutriamo molta fiducia in lui. E’ di quelli che ho sentito più di tutto in questo periodo, ha riflettuto molto e l’ho richiamato. Io e Buffon abbiamo parlato ai ragazzi oggi, in quei 10 minuti i giocatori mi sono sembrati determinati, erano attentissimi anche alle parole di Gigi che ha toccato tasti emotivi, il resto lo vedremo negli allenamenti.”

“Perché non c’è Locatelli? Lo conosciamo bene e sta facendo bene, è dentro il gruppo che pensiamo possa far parte della Nazionale. E’ codificabile quello che sa fare e quello che è l’apporto che può dare, chi ha 27-30 anni possono modificare poco quello che sanno fare. Se avessi portato Acerbi, avrei portato a casa sicuramente delle prestazioni. Ma noi dobbiamo preparare partite che si giocheranno fra due anni e la stessa cosa può valere per Jorginho. Fagioli e Ricci invece possono cambiare il modo di giocare perché stanno crescendo. Con Calafiori facendolo giocare abbiamo trovato dei valori altissimi: se l’avessi gestito, non avrei trovato quelle qualità. Si fanno delle prove che in alcune casi possono esser azzardate… Ma Chiellini non c’è più, nel 2021 c’era Chiellini e va ritrovato in altri giocatori che noi portiamo e vogliamo capire se hanno determinate qualità. Brescianini? Ha qualità. Per quanto riguarda l’assenza di Barella mi ha chiamato per avvisarmi che doveva fare questo intervento, non posso cambiare questa cosa, non posso farci niente, lo aspetto per la prossima convocazione. L’ho trovato molto sincero, è bene metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio. Sono contento poi della crescita di Kean a Firenze”.

L’Italia cambierà modulo

Che nazionale ha in mente Spalletti lo dice: “Tra le riflessioni c’è anche quella tattica, nelle richieste un po’ troppo esigenti c’è anche quella “si difende a 4, si costruisce a 3, poi si cambia vestito”: è stato un errore. D’ora in poi giocheremo con il 3-5-2 o il 3-4-2-1, è stato un errore che non devo rifare. La cosa che mi ha dato più fastidio è stata solo la prestazione fatta, il resto conta relativamente, a volte faccio l’arrabbiato pronto a mordere se viene morso, ma quello che mi secca è che la mia squadra non abbia lottato in quella partita. Spero che anche altri calciatori abbiano avuto lo stesso malessere che ho avuto io. Io ho prenotato solo pensieri sulla Nazionale d’estate, sono stato solo tre giorni a Ponza e poi sempre in campagna a casa mia senza andare in vacanza. Mi ha dato fastidio avere fatto vivere tutto questo ai tifosi dell’Italia”.

Su quella (dis)avventura in Germania Spalletti ci torna spesso: “Nelle analisi con loro portavo sempre i dati delle partite e si vedeva che eravamo quasi sempre un po’ sotto l’intensità delle altre, facevamo meno metri, in questi casi puoi solo tenere più palla, a rincorrere si fa sempre più fatica che a comandare. Il nostro girone non era assolutamente facile, quella vittoria con la Croazia ad esempio non fu scandalosa, ho letto anche i giornali croati e nessuno ha parlato di furto. E’ stato con la Svizzera il problema, la vera partita sbagliata”.

Spalletti spiega perché non si è dimesso

Sull’ipotesi dimissioni dice: “La mia volontà di proseguire era legata alla volontà della federazione, questa fiducia mi ha permesso di rimettermi subito al lavoro per eliminare gli sbagli che hanno causato questa brutta sconfitta. Mi dà più fastidio chi ti compatisce con lo sguardo e dice ‘poverino’. Ma poverino cosa? Ti faccio vedere io. Gravina sin dal primo giorno è stata una persona preparata e sincera, una persona per bene, ed è sempre stato così. L’ho sentito ogni tre giorni al telefono, quasi sempre mi ha chiamato lui rinnovandomi la fiducia. Uno dei motivi per cui ho accettato l’incarico è stata proprio questa fiducia”.

“Che differenza c’è tra allenatore e selezionatore? Anche un allenatore deve selezionare chi gioca. Modificare i moduli in corsa può comportare lavoro in più che necessita tempo, questo lo concedo ed è quello che correggerò: imposteremo e difenderemo a tre ma per me allenatore e selezionatore è la stessa cosa, un professionista deve lavorare 18 ore al giorno su quello che sta facendo”

Ultima considerazione sul mercato aperto a campionato in corso che sta scatenando le polemiche degli allenatori: “E’ una roba incredibile, si danno sempre più difficoltà agli allenatori…”.

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