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Superlega, parla Bosman: “Ho cambiato io il calcio e mi hanno cacciato”

La sentenza Superlega come la legge Bosman. La sconfitta di FIFA e UEFA e la nuova direzione del calcio moderno, tutta la rabbia dell'ex calciatore

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Pietro De Conciliis

Pietro De Conciliis

Giornalista

Giornalista pubblicista e speaker radiofonico, per Virgilio Sport si occupa di calcio con uno sguardo attento e competente sui campionati di Serie B e Serie C

Dal dicembre ‘95 al dicembre 2023. A 28 anni dalla sentenza Bosman, una nuova decisione della Corte di Giustizia Europea rischia di stravolgere il sistema che tiene in piedi il calcio europeo. UEFA e FIFA, organi rei di aver abusato di una posizione dominante, non potranno opporsi alla libera creazione e organizzazione di nuove competizioni nel panorama calcistico continentale, come la tanto discussa Superlega.

Chi ha aperto un varco verso un “Football 2.0”, però, è stato proprio Jean-Marc Bosman, ex calciatore che ha lasciato il segno più per le sue battaglie legali che per le sue prestazioni sportive. Molteplici, quanto inevitabili, le reazioni alla sentenza della Corte Europea, arrivata in data 21 dicembre 2023.

Dalla sentenza Bosman alla sconfitta di UEFA e FIFA

Con la “legge Bosman” il calcio è cambiato. Radicalmente. Per i calciatori, per le società e per i procuratori, che hanno gradualmente acquisito potere decisionale dal 15 dicembre 1995 ad oggi. 28 anni fa, infatti, si stabiliva che il sistema vigente di regole del calcio europeo costituiva in quel momento una pesante restrizione alla libera circolazione dei lavoratori, contrariamente a quanto scritto e sostenuto all’interno dell’articolo 39 del Trattato di Roma del 1957 (entrato in vigore il 1º gennaio 1958, ndr).

Un freddo 15 dicembre che mise la parola fine ad una battaglia legale che vedeva protagonisti Jean-Marc Bosman, centrocampista che fece causa al Football Club Liegi, e il tandem UEFA-FIFA, supportato all’epoca dalla Federazione belga. La vittoria dei calciatori, intesi come lavoratori tutelati dall’UE. Una sentenza che consentì a tutti i calciatori di liberarsi a parametro zero al termine dei rispettivi contratti, senza l’ok delle società d’appartenenza e senza la necessità di una trattativa tra chi stava perdendo un “valore” e i possibili acquirenti, costretti fino agli anni ‘90 a pagare un indennizzo calcolato in base allo stipendio lordo del calciatore nell’ultima stagione, moltiplicato per un coefficiente dipendente dall’età dell’atleta.

Oggi, invece, la sentenza Superlega. Se nel 1995 si consegnava potere ai calciatori, e a chi tutela i loro interessi, nel 2023 si dà la possibilità a chi ne ha le facoltà di investire nel mondo del pallone, fino a creare anche nuove competizioni europee, nel rispetto delle regole. In sostanza, FIFA e UEFA non possono abusare della loro posizione dominante per impedire l’emergere di una concorrenza leale. Al tempo stesso, la sentenza del 21 dicembre non approva la Superlega in quanto tale, ma fornisce l’autorizzazione a procedere sul libero mercato.

Bosman contro FIFA e UEFA

Jean-Marc Bosman non ci sta. O meglio, si gode da lontano quanto sta accadendo in queste ore. Personaggio dimenticato dal calcio, ma un nome che resterà scolpito nei libri di storia. Per lui, intervistato da Repubblica, solo una magra consolazione, considerando quanto accaduto nel nuovo millennio.

“Posso dire che alla base ci sono sempre i soldi, si combatte per quello. Non ci sono certo principi e valori dello sport. Posso dirlo con certezza, io che ho fatto arricchire gli altri e adesso mi ritrovo mezzo invalido e abbastanza povero. Fu l’inizio di una nuova era nel ‘95, quando finalmente i calciatori professionisti non potevano più essere trattati come pacchi postali, bensì con le stesse tutele dei lavoratori”.

Bosman, dentro di sé, non ha mai smesso di combattere FIFA e UEFA.

“Dal 1995, c’è chi si è arricchito sempre di più, ma ha fatto finta di non accorgersi della mia graduale emarginazione. Il sistema mi ha buttato via. Alludo a tutti, a FIFA e UEFA, che hanno alimentato il loro impero con i diritti televisivi, fino ad arrivare ai miei colleghi, vecchi e nuovi”.

Poi l’attacco diretto:_”Sono molto scettico su questo progetto. La Superlega è solo business che pensa a fare più soldi ancora. Sono i soliti grandi club che vogliono diventare sempre più grossi e onnipotenti, per schiacciare i più piccoli, il tutto a discapito dei giocatori che però non sono dei robot. Neanche quelli della Superlega dovrebbero considerarsi al di sopra delle leggi”.

Superlega, la decisione che ha fatto infuriare FIFA e UEFA

Una sentenza, quella del 21 dicembre, che ha fatto inevitabilmente infuriare Ceferin e Infantino, convinti di poter cambiare dall’interno il mondo del calcio, aggiornando competizioni come Champions League e Mondiale per club, ingolfando ulteriormente il calendario ed entrando a stretto contatto con un target più giovane. I broadcaster ringraziano, gli utenti e gli atleti un po’ meno.

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