Si conclude sulla terra rossa di casa sua a Buenos Aires la carriera agonistica di Juan Martin Del Porto, sconfitto 6-1, 6-3 contro l’amico e connazionale Federico Delbonis dopo un’ora e 23 minuti fi gioco. Il risultato di oggi però conta poco alla luce del ritiro di uno dei campioni più iconici degli ultimi 15 anni, un tennista capace di vincere uno Slam (US Open 2009), 22 titoli ATP e anche due medaglie olimpiche. La “sfortuna”, se così la vogliamo chiamare, è che l’argentino si è trovato a competere nell’era dei Big Three, cosa che gli ha impedito di ottenere qualche vittoria in più nei Major.
A poco più di un anno e mezzo dal suo ultimo match contro Shapovalov al Queen’s il 19 giugno 2019, Del Potro dice basta tra le lacrime:
“E’ difficile spiegare come mi sia sentito sul campo, così tante emozioni – ha confessato -. C’era un’atmosfera pazzesca, la gente è stata pazzesca. Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto nella mia carriera, di quello che ho vinto. Non so cosa succederà domani, sarà difficile senza tennis, senza questa vita, ma devo sistemare il ginocchio, per poter camminare senza dolore. Non ho più energie per continuare a combattere. Non so se ci sarà un altro match, perché il dolore al ginocchio è fortissimo e ora devo pensare a come guarire per poter avere una vita normale. Ma continuerò a fare il possibile per aggiustare le cose e, se ci riuscirò, magari avrò un’altra possibilità di giocare. Ciò che ho vissuto questa sera è indimenticabile. Ma se quella di oggi è stata davvero la mia ultima partita, me ne vado felice”.
Una carriera tormentata dagli infortuni la sua, che però non gli ha impedito di raggiungere la posizione numero 3 del ranking nel 2018 e portare l’Argentina a vincere per la prima volta la Coppa Davis.