Novak Djokovic ha perso ieri, 31 maggio, i quarti di finale del Roland Garros contro Nadal. Una sconfitta dolorosa che gli farà perdere anche la vetta del ranking. Da capire ancora chi prenderà il suo posto.
Per difendere la posizione da numero uno avrebbe dovuto arrivare in finale, come lo scorso anno quando poi vinse con Tsitsipas. Una disdetta per il serbo che non ha potuto difendere i punti degli Australian Open, ha perso quelli del Roland Garros e non potrà recuperare nemmeno quelli di Wimbledon data la decisione di non assegnare punti.
Se Zverev arrivasse in finale a Parigi ma perdesse il 13 giugno Medvedev tornerebbe numero uno, Zverev sarebbe secondo e Djokovic sarebbe terzo. Il passaggio di consegne potrebbe avvenire anche prima, ovvero il 6 giugno se Zverev vincesse lo Slam parigino. Il tedesco, così, diventerebbe il nuovo leader del ranking.
Alla vigilia della sfida con Nadal, in conferenza stampa, proprio sul suo ruolo da numero 1, aveva detto: “Penso che la risposta sia nella domanda: essere il numero 1 è la migliore e peggiore cosa dell’essere numero 1, perché è la sfida finale in questo sport, in qualsiasi sport è essere il meglio in quello che fai, ma in particolare nello sport individuale. Ho avuto la fortuna di essere il numero 1 per molte settimane per tutta la mia carriera, e quello è sempre stato l’obiettivo più alto all’inizio di ogni stagione, in particolare nell’era con Federer, Nadal, i grandi del gioco, e questo rende il successo ancora più grande. D’altra parte, lo svantaggio di essere il numero 1 è che sei sempre inseguito da tutti gli altri che vogliono detronizzarti e vincere contro di te, indipendentemente dalla dimensione o dalla categoria del torneo. Ma questo è qualcosa a cui mi sono fortunatamente abituato in questi anni, e affrontare ragazzi che vogliono sfidarmi per il primo posto mi dà ancora più motivazione. Lottare per il n. 1 è il massimo della sfida, perché devi giocare costantemente bene per tutta la stagione, per tutto l’anno, mentre tutti possono fare un grande torneo, un mese o tre o sei, ma alla fine per essere il numero 1 della stagione, devi giocare bene 11 mesi, essere costante, difendere i tuoi punti e affrontare quel tipo di pressioni più e più volte. Sì, penso che sia davvero una specie di Monte Everest da scalare nello sport individuale, in particolare in questa era, dove tutto i migliori contendenti per il numero 1 stanno giocando intere stagioni negli ultimi 15 anni, che non era il caso delle generazioni precedenti. Mancavano i migliori in uno slam, forse due, mentre oggigiorno tutto è diventato così professionale e tutti sono così focalizzati, ogni punto, ogni partita conta. Così il risultato è ancora più grande”.