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Tennis, Nadal e Djokovic più forti di Federer. Poi è arrivato Alcaraz. Aldo Cazzullo risponde a un lettore

Ci sono motivi tecnici per i quali il più grande non è stato anche il più forte: li spiega il giornalista nella sua rubrica di risposte sul Corriere della Sera

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Aldo Cazzullo e il tennis: lo stimolo arriva da un lettore del Corriere della sera che, nella rubrica delle risposte del giornalista – ospitata sulle pagine del quotidiano – chiede come mai, parlando dei tennisti più forti di sempre, Cazzullo citi abitualmente Rafa Nadal e Novak Djokovic, trascurando un certo Roger Federer. La domanda è lecita: trattasi di lapsus o di convinzione?

Federer, il più grande di tutti

La replica di Cazzullo è articolata e parte da un presupposto: quello di accantonare ogni simpatia personale e limitarsi ai dati oggettivi. Date le premesse, l’esordio è per Federer, il tennista che più di ogni altro ha “concentrato nella stessa persona talento, forza e bellezza”.

La conclusione? Re Roger è stato il più grande di tutti. Di sempre. “Vederlo giocare era uno spettacolo estetico ed emotivo, non paragonabile a nessun altro”.

Nadal e Djoko, i più forti

Ciò non basta, tuttavia, a decretarlo il più forte: Cazzullo, in tal senso, si avvale di numeri e statistiche per sostenere la tesi che Nadal e Djoko vengono prima dello svizzero. È l’eterna diatriba – forse irrisolvibile – che fa capolino quando si fanno confronti – sportivi ma non solo – tra uno e l’altro protagonista. Anche nella verità dei numeri, diventa impossibile mettere d’accordo tutti.

Cazzullo parla dei precedenti: 24 partite vinte da Nadal contro Federer a fronte di 16 sconfitte dello spagnolo; del totale degli scontri diretti, ancora, su 24 finali Rafa ne ha portate a casa 14, Roger 10. Il confronto tra Nole e Federer è pressoché simile: 27 vittorie del serbo e 23 dello svizzero che – prese in considerazioni solo le finali degli Slam – diventano 4 successi di Djoko e uno solo di Roger.

Gli Slam di Roger, Rafa e Nole

La bacheca è l’altro elemento di analisi e, anche in questo caso, Cazzullo si avvale dei numeri: 20 Slam a casa di Federer, 22 in quella di Nadal, 24 nella vetrina di Djokovic.

E, fatta esclusione dello svizzero, la conclusione di Cazzullo in un paragone a due tra Rafa e Nole sembra pendere leggermente verso l’asturiano che, sebbene nei confronti diretti abbia una sconfitta in più (30 a 29), ha fatto sue 5 finali dei Grandi Slam contro le 4 di Djoko.

La differenza di età è un fattore relativo

Il fattore età, che pure il giornalista ha preso in considerazione, incide relativamente. Nadal e Djoko hanno un anno di differenza (il serbo è più giovane), Federer ne ha 5 in più dello spagnolo e 6 del serbo.

Ciò significa che i bilanci si livellano, nel senso che se Roger li ha affrontati nella fase calante della carriera, trovando di fronte due avversari più vigorosi è pur vero che ci ha giocato contro nel pieno della sua maturità, mentre gli altri due erano ancora acerbi.

Perchè il più grande non è il più forte?

Rivolgendosi a se stesso e immaginando di dare risposta a una obiezione del lettore, Cazzullo spiega anche perché il più grande – Federer – non sia stato anche il più forte e lo fa con argomentazioni tecniche.

Due le questioni: la prima è che “il gioco aggressivo e d’attacco di Federer è poco adatto alla terra rossa (un solo Roland Garros vinto in carriera, nessuna vittoria a Roma). La seconda rimanda al rovescio a una mano di Federer “perfetto sul piano estetico”: meno solido di quello a due mani.

Quanto conta la testa?

Si passa anche all’aspetto psicologico: “Federer è stato un combattente senza, tuttavia, la mostruosa intensità fisica e mentale di Nadal e Djokovic”. Nadal in condizione era uno “tecnicamente imbattibile sulla terra”; Nole è uno che “gioca i punti decisivi meglio di quelli normali”. Federer ha avuto il braccio un po’ tremante in occasione di qualche punto decisivo.

Sul piano umano tutti e tre “educatissimi e gentilissimi fuori dal campo” e, in tal caso, Cazzullo tiene a rimarcare la sostanziale differenza tra i comportamenti del trio di fenomeni del tennis e la disponibilità di “tanti panchinari tatuati visti in Nazionale”.

Poi è arrivato Alcaraz. E Sinner?

La conclusione di Cazzullo è che “Federer è un Dio, Nadal Prometeo e Djoko un lupo serbo pronto a sbranare”. Almeno fino a quando, chiosa il giornalista, “non è arrivato Carlitos Alcaraz”: il rimando evidente è all’ultima finale di Wimbledon, vinta in scioltezza dal giovanissimo spagnolo contro il serbo.

Nessun accenno, nemmeno marginale, a Jannik Sinner del quale, in realtà, Cazzullo ha spesso avuto modo di parlare definendolo un campione e un bravo ragazzo”.

Fu però proprio Cazzullo a manifestare la propria opinione negativa quando – a fine 2023 – si cominciò a parlare dell’eventualità che Sinner fosse scelto quale portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi di Parigi. Non è andata così: per il giornalista sarebbe stato un problema “se è il portabandiera del nostro sport, risiede a Montecarlo e non contribuisce fiscalmente alla vita della comunità”.

Cazzullo, in quella circostanza, venne preso di mira dagli utenti dei social che si schierarono in maniera compatta con il tennista ma la verità e che in pochi riuscirono ad andare oltre le logiche campanilistiche per sviscerare un pensiero che andava forse analizzato più in profondità.

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