Dall’erba di Wimbledon e ai quarti contro Djokovic alla terra di Umago dove Jannik Sinner è tornato a giocare dopo alcune settimane di pausa.
Intervistato da Gazzetta dello Sport è tornato proprio sulla prova Slam: «Ci penso certo e dopo qualche giorno di malumore ho cercato di vedere il lato positivi, ovvero che Nole ha dovuto alzare il livello al massimo, sennò sarebbe finita diversamente. Alla fine sembra quasi che io sia crollato e invece no: è lui che mi ha portiro in un’altra dimensione».
Non manca poi un riferimento al team. Oltre coach Vagnozzi è entrato a far parte dello staff Darren Cahill: «Questo team è importante per me. Passo più ore con Simone Vagnozzi che con chiunque altro. Poi sono arrivati i preparatori Ferrara e bianchi, e infine c’è stato l’ingresso di Darreg Xahill. L’obiettivo era creare un gruppo che lavorasse in armonia: se c’è un problema si risolve insieme. Poi, può esserci la giornata bella o quella frustrante come contro Nole, ma vanno tutte affrontate nella maniera giusta per anadare la volta dopo in campo con la giusta serenità e dare il 100%».
Poi si sofferma sull’ultima prova Slam dell’anno: del resto i quarti gli mancano solo agli US Open. L’altoatesino, senza mezzi termini spiega però di volersi spinegre molto avanti nelle prove Slam: «Bsogna porsi traguardi important»